Devo riconoscere che il pensiero di ieri era molto impegnativo. Perciò stasera preferisco passare a una riflessione certamente più profonda, ma molto semplice, più breve e soprattutto donataci da un sacerdote davvero santo. Riflettevo sulla parabola del buon samaritano (Lc 10,29-37) e mi chiedevo cosa il levita e il sacerdote cercavano, cosa volevano dalla vita, che rapporto avevano con Dio, come facevano ad andare al tempio in tutta tranquillità con tale cinismo e indifferenza. All’improvviso ho pensato che è lo stesso problema del brano del Vangelo di oggi (cfr. Lc 14, 15-24). Il brano, che vi spedisco ora, ci aiuta a mettere al centro le poche cose che davvero contano. Auguro a me e voi di confrontare le seguenti riflessioni con i nostri obiettivi, i nostri desideri, i nostri pensieri, le nostre aspirazioni e anche le nostre paure. Lo stile “oratorio” di questo sacerdote umile, povero e ignorante è del tutto unico e inconfondibile. Io sono certo che ogni parola sgorgava da un cuore totalmente unito a Gesù.
«La terra è come un ponte per attraversare un fiume: serve solo a sostenere i nostri piedi. Noi siamo in questo mondo, ma non siamo di questo mondo, giacché tutti i giorni diciamo: “Padre nostro che sei nei cieli…”. Per avere la nostra ricompensa dobbiamo pertanto aspettare di essere “a casa nostra” nella casa del Padre.
Quando diciamo: “Mio Dio, io credo, credo fermamente, vale a dire senza il minimo dubbio, senza la minima esitazione…” oh! se ci lasciassimo inondare da queste parole: “Credo fermamente che tu sei presente ovunque, che tu mi vedi, che il tuo sguardo è su di me, che un giorno ti vedrò chiaramente di persona, che godrò di tutti i beni che mi hai promesso! Mio Dio, spero che mi ricompenserai di tutto ciò che avrò fatto per esserti gradito! Mio Dio, ti amo! È per amare te che ho un cuore!”. Basterebbe questo atto di fede, che è al tempo stesso anche un atto d’amore!
Siamo agli occhi di Dio quel che siamo: né più, né meno: Dobbiamo soltanto compiacerlo. Tutto il nostro merito è di contribuire alla grazia.
Molti sono i cristiani, figli miei, che non sanno assolutamente perché sono al mondo… “Mio Dio, perché mi hai messo al mondo?”. “Per salvarti”. “E perché vuoi salvarmi?”. “Perché ti amo”. Com’è bello conoscere, amare e servire Dio! Non abbiamo nient’altro da fare in questa vita.
È così grande, così nobile, così consolante fare tutto in compagnia e sotto gli occhi del buon Dio e pensare che vede tutto e tiene conto di tutto! Diciamo dunque ogni mattina: “Tutto per farti piacere, o Dio mio! Tutte le mie azioni con te!…”. Com’è dolce e consolante il pensiero della santa presenza di Dio! Non ci si stanca mai, le ore passano come fossero minuti. Alla fin fine è un pregustare il cielo» (SAN GIOVANNI MARIA VIANNEY).