Pensiero serale del 31-1-2024

bibbia

Stasera concludiamo le riflessioni di padre Cantalamessa sulla Seconda Lettura di domenica scorsa (1 Cor 7,32-35).

«Aiutare i giovani, dicevamo. Ma che mezzi abbiamo per farlo? Non certo la costrizione! Bisogna educare i giovani ad usare la propria libertà, non toglierla, o volerla gestire in vece loro. La Chiesa non ha che un mezzo per fare questo: richiamare la parola di Dio, a cominciare da quella più antica di tutte: L’uomo si unirà a sua moglie per formare una sola carne, ma questo solo dopo che avrà lasciato suo padre e sua madre (cfr. Gen 2, 24): cioè, dopo che avrà creato un nuovo nucleo familiare, dopo che avrà preso questa decisione grave e irrevocabile di uscire dalla sua casa, come fece Abramo con Sara, e mettersi in cammino, insieme con la sua compagna, verso il proprio futuro.
Così facendo, la Chiesa assolve quella missione profetica di cui parlavo all’inizio e l’assolve nella misura in cui fonda il suo profetico “no” non tanto sulle ragioni naturali, sociologiche e antropologiche, che proibiscono i rapporti prematrimoniali (argomenti che si rivelano spesso impotenti a vincere le ragioni soggettive perfino nei credenti), quanto invece sulla chiara volontà di Dio, facendo appello al dovere della “obbedienza alla fede” (Rom 1, 5).
Richiamare dunque la parola di Dio, spiegare ai giovani il progetto meraviglioso del Creatore nel fare l’uomo maschio e femmina; parlare del matrimonio come rimedio alla solitudine (cfr. Gen 2, 18s.), più che del matrimonio rimedio alla concupiscenza. Far capire che quella della parola di Dio non è una legge imposta dall’esterno, non è una costrizione; perché non ci siamo fatti da noi, ma egli ci ha fatti e dunque egli solo conosce veramente come siamo fatti e perché siamo fatti, qual è veramente “la via della vita” e quale invece è “via di morte” (Ger 21, 8). Non si tratta, perciò, di un laccio che si getta all’uomo – per parlare con il linguaggio di san Paolo -, né di un freno posto al suo slancio verso l’amore, ma di un invito a ciò che è degno (II lettura).
Non bisogna però illudere i giovani che ci ascoltano.
Questa non è una scelta facile; la scelta facile – la via larga – è l’altra. Questa è una lotta contro la carne e il sangue (cfr. Ef 6, 12), cioè contro sé stessi; è fatta per chi ha coraggio e non intende lasciarsi trasportare dalla corrente; è fatta per chi ha l’umiltà e la tenacia necessarie per non abbattersi e ricominciare da capo ogni volta.
Perché, nel senso più vero, vergini – cioè uomini dal cuore pulito – non si nasce, ma si diventa. Vale anche in questo campo ciò che si dice della conversione continua. Gesù, parlando di queste cose, disse un giorno: Chi può capire, capisca (Mt 19, 12). Preghiamo affinché il contatto e la comunione che ora realizziamo con il corpo eucaristico di Cristo ci aiuti a “capire” davvero e a riscoprire la bellezza di quella sua beatitudine: “Beati i puri di cuore” – cioè beati coloro che hanno deciso di mantenere il proprio cuore puro – “perché essi vedranno Dio!”» (RANIERO CANTALAMESSA, La Parola e la vita. Riflessioni sulla Parola di Dio delle Domeniche e delle Feste dell’anno. Anno B, Città Nuova, Roma 1990, pp. 183-184).

Sono pensieri molto impegnativi. Egli parla di umiltà, di cuore pulito, di conversione continua, di obbedienza della fede, addirittura di una lotta, in un certo senso, contro se stessi. Prego per me e per ciascuno di voi perché ci apriamo con vera disponibilità al disegno di Dio e diventiamo apostoli e testimoni sempre più convinti e convincenti del Vangelo dell’Amore e della Vita.
Vi chiedo, se possibile con più forza del solito, di accompagnare con la preghiera le persone che soffrono.