Chi mi conosce sa che sono un convinto assertore della teoria del “bicchiere mezzo vuoto”. Perciò anche dinanzi a questa esperienza molto positiva (per me del tutto imprevedibile!) dei “pensieri serali” vedo vari rischi: un certo intellettualismo (impegno cerebrale e culturale senza conseguenze concrete nella vita e senza servizio in parrocchia), un certo spiritualismo (senza conversione morale), un certo individualismo (possiamo meditare tante cose belle, ma senza una ricaduta a livello di vita comunitaria). Soprattutto i pensieri serali, come ho detto a qualcuno, spesso possono sembrare un po’ difficili e non possono e non devono sostituire l’indispensabile formazione che una parrocchia deve offrire a chi non vuole confondere l’essere discepolo di Gesù col pagamento della tassa del precetto festivo (il III comandamento).
Io sono altresì convinto, non dico delle pericolosità dell’omelia domenicale, ma della sua radicale insufficienza. Per questo, e per vari altri motivi, da stasera ho ripreso il cammino di formazione nella mia parrocchia. Da qualche settimana mi sto appassionando ulteriormente al tema del decalogo e a questo argomento ho dedicato anche l’incontro che ho appena tenuto appunto nella mia comunità. Ovviamente chi lo desidera ed è motivato (e non vive troppo lontano da Battipaglia), farebbe bene a partecipare (proprio per la inevitabile insufficienza anche di questi pensieri). Per dedicarmi meglio al decalogo, ho meditato una stupenda omelia di papa Wojtyla. Ora vi spedisco la prima parte.
«Carissimi Fratelli e Sorelle,
in quest’anno del Grande Giubileo la nostra fede ci spinge a divenire pellegrini sulle orme di Dio. Contempliamo la via che ha percorso nel tempo, rivelando al mondo il mistero magnifico del suo amore fedele per tutta l’umanità. Oggi, con grande gioia e profonda emozione, il Vescovo di Roma è pellegrino sul Monte Sinai, attratto da questa montagna santa che si erge come monumento maestoso a ciò che Dio ha qui rivelato. Qui ha rivelato il suo nome! Qui ha dato la sua Legge, i Dieci Comandamenti dell’Alleanza!
Quanti sono giunti in questo luogo prima di noi! Qui il Popolo di Dio si è accampato (cfr Es 19, 2); qui il profeta Elia ha trovato rifugio in una caverna (cfr 1 Re 19, 9); qui il corpo della martire Caterina ha trovato il riposo eterno; qui schiere di pellegrini nel corso dei secoli hanno scalato quella che San Gregorio di Nissa definì la «montagna del desiderio» (Vita di Mosè, II, 232); qui generazioni di monaci hanno vegliato e pregato. Noi seguiamo umilmente le loro orme, sul «suolo santo» dove il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe ha ordinato a Mosè di liberare il suo popolo (cfr Es 3, 5-8).
Dio si rivela in modi misteriosi, come il fuoco che non consuma, secondo una logica che sfida tutto ciò che conosciamo e che ci aspettiamo. È il Dio che al contempo vicino e lontano; è nel mondo, ma non di esso. È il Dio che viene ad incontrarci, ma che non sarà posseduto. Egli è «IO SONO COLUI CHE SONO», il nome che non è alcun nome! IO SONO COLUI CHE SONO: l’abisso divino nel quale essenza ed esistenza sono una cosa sola! È il Dio che è l’Essere in sè stesso! Di fronte a tale mistero, come possiamo non «toglierci i sandali» come Egli ordina, e non adorarlo su questo suolo santo?
Qui, sul Monte Sinai, la verità di «chi è Dio» è divenuta fondamento e garanzia dell’Alleanza. Mosè entra nell’«oscurità luminosa» (Vita di Mosè, II, 164), e in questo luogo gli viene data la legge scritta «dal dito di Dio» (Es 31, 18). Che cos’è questa legge? È la legge della vita e della libertà!
Presso il Mar Rosso il popolo aveva sperimentato una grande liberazione. Aveva visto la forza e la fedeltà di Dio, aveva scoperto che Egli è il Dio che in realtà rende libero il suo popolo, come aveva promesso. Tuttavia, ora sulla sommità del Sinai, questo stesso Dio suggella il suo amore stringendo l’Alleanza alla quale non rinuncerà mai. Se il popolo osserverà la Sua legge, conoscerà la libertà per sempre. L’Esodo e l’Alleanza non sono semplicemente eventi del passato, essi sono il destino eterno di tutto il Popolo di Dio!» (GIOVANNI PAOLO II, S. Messa al monte Sinai, omelia 26-2-2000).
È bello pensare che Mosè si impegna in prima persona, ma la liberazione costituisce Israele come popolo. La salvezza ha sempre una fortissima dimensione comunitaria (perciò poco fa mettevo in guardia dall’individualismo).
Siamo ancora agli antipodi della mentalità attuale: davvero la vera libertà e la legge (intesa bene) stanno insieme!
p.s. il prossimo incontro ci sarà il 20 novembre alle 20. In genere, l’appuntamento sarà ogni due settimane, ma dal 12 al 17 novembre mi assenterò per gli esercizi spirituali (per i quali già da ora vi chiedo tanto aiuto).
Marcello De Maio