Del commento di Fabio Rosini (che vi ho proposto ieri) mi ha molto colpito ciò che egli ha detto in riferimento a quattro parole: “scippare”, “vanità”, “bersaglio” e “portiere”.
Perciò ecco alcuni interrogativi per tentare un po’ di verifica personale.
Io ho smesso di attendere o attendo cose secondarie rispetto a ciò che davvero conta? Insomma, attendo la cosa giusta? Questa domanda corrisponde a un’altra molto simile: ho capito quel è il bersaglio da centrare? Se sono all’oscuro su questo punto, rischio di fallire il motivo per cui sono in questo mondo e non può neanche cominciare un impegno educativo. Due amici, due fidanzati, due coniugi che non hanno in comune tale bersaglio come fanno a stare insieme? Forse staranno insieme fin quando restano impulsi, istinti, attrazione, oppure per abitudine, con rassegnazione o… per interessi economici.
Verso gli altri (fidanzato, coniuge, figli…) so attendere o tendo a soffocare?
Il padrone affida molto, tutto alla Chiesa. Ma io mi sento davvero Chiesa?
Ho capito perché è evidenziato il ruolo del portiere?
Ecco ora il discorso del Papa in occasione della recita dell’Angelus:
«Oggi, prima domenica di Avvento, nel breve Vangelo che la liturgia ci propone (cfr Mc 13,33-37), Gesù ci rivolge per ben tre volte un’esortazione semplice e diretta: “Vegliate” (vv. 33.35.37).
Il tema è dunque la vigilanza. Come dobbiamo intenderla? A volte si pensa a questa virtù come a un atteggiamento motivato dalla paura di un castigo imminente, come se un meteorite stesse per precipitare dal cielo e minacciasse, se non ci scansiamo in tempo, di travolgerci. Ma non è certo questo il senso della vigilanza cristiana!
Gesù lo illustra con una parabola, parlando di un padrone che tornerà e dei suoi servi che lo attendono (cfr v. 34). Il servo nella Bibbia è la “persona di fiducia” del padrone, con il quale c’è spesso un rapporto di collaborazione e di affetto. Pensiamo, ad esempio, che servo di Dio è definito Mosè (cfr Nm 12,7) e che anche Maria dice di sé stessa: “Ecco la serva del Signore” (Lc 1,38). Allora la vigilanza dei servi non è fatta di paura, ma di desiderio, nell’attesa di andare incontro al loro signore che viene. Si tengono pronti al suo ritorno perché gli vogliono bene, perché hanno in animo di fargli trovare, quando arriverà, una casa accogliente e ordinata: sono contenti di rivederlo, al punto che ne aspettano il rientro come una festa per tutta la grande famiglia di cui fanno parte.
È con questa attesa carica di affetto che vogliamo anche noi prepararci ad accogliere Gesù: nel Natale che celebreremo tra poche settimane; alla fine dei tempi, quando tornerà nella gloria; ogni giorno, mentre Egli ci viene incontro nell’Eucaristia, nella sua Parola, nei fratelli e nelle sorelle, specialmente nei più bisognosi.
Allora, in modo speciale in queste settimane, prepariamo con cura la casa del cuore, perché sia ordinata e ospitale. Vigilare, infatti, significa tenere pronto il cuore. È l’atteggiamento della sentinella, che nella notte non si lascia tentare dalla stanchezza, non si addormenta, ma rimane desta in attesa della luce che verrà. Il Signore è la nostra luce ed è bello disporre il cuore ad accoglierlo con la preghiera e ad ospitarlo con la carità, i due preparativi che, per così dire, lo fanno stare a suo agio. In proposito, si narra che San Martino di Tours, uomo di preghiera, dopo aver dato metà del suo mantello a un povero, abbia sognato Gesù rivestito proprio di quella parte di mantello che aveva donato. Ecco un bel programma per l’Avvento: incontrare Gesù che viene in ogni fratello e sorella che ha bisogno di noi e condividere con loro ciò che possiamo: ascolto, tempo, aiuto concreto.
Carissimi, ci fa bene oggi chiederci come preparare un cuore accogliente per il Signore. Possiamo farlo accostandoci al suo Perdono, alla sua Parola, alla sua Mensa, trovando spazio per la preghiera, accogliendolo nei bisognosi. Coltiviamo la sua attesa senza farci distrarre da tante cose inutili e senza lamentarci in continuazione, ma tenendo il cuore vigile, cioè desideroso di Lui, desto e pronto, impaziente di incontrarlo.
La Vergine Maria, donna dell’attesa, ci aiuti a ricevere il suo Figlio che viene» (FRANCESCO, Angelus, 3-12-2023).
Credo che ciò che dice il Papa in riferimento al servizio e all’accoglienza possa essere ben collegato a uno degli interrogativi che ho proposto sopra: “io mi sento davvero Chiesa?”.