Ieri riflettevamo sul concetto del “numero”. Ho pensato a due passi biblici, molto diversi tra loro, che contengono riferimenti molto interessanti proprio a questo tema. Ora ve li indico: Giudici 7,1-8; Lc 14,28-33.
Spero tanto che abbiate il tempo di leggerli e meditarli. Come sempre, se qualcosa a qualcuno non risulta chiaro, sono disponibile.
Vi confido che ho avuto la conferma di essere degno erede di …Giona. Egli fu mandato a Ninive apparentemente per indurre quella città alla conversione, mentre era anzitutto lui che doveva convertirsi. Così io ho avuto l’“ispirazione” di offrirvi le meditazioni di Martini su Davide, sperando che ne traeste vantaggio. Invece, ho capito che sono io che devo cercare di convertirmi meditando ciò che vi spedisco. Chissà quante volte sono stato preso dall’ansia o dall’ambizione del numero. Pensavo a quante migliaia di ragazzi e giovani cresimavo ogni anno e ora quante persone visitano il sito della parrocchia o a quante persone arrivano i pensieri serali. Ringrazio il Signore che è infinitamente misericordioso col peccatore, che sono!
Ecco ora la continuazione della meditazione di Martini sul brano del censimento
«Il castigo
La sensazione della potenza acquisita da Davide è chiaramente evidenziata dalle sue stesse parole: “Dopo questo, Davide si sentì battere il cuore e disse al Signore: ‘Quale grande peccato ho mai commesso!’” (v. 10).
È lui stesso che si accorge dello sbaglio.
È interessante vedere un parallelo di un altro momento della vita di Davide, quando rifiuta la possibilità di uccidere il re Saul: “Davide si alzò e tagliò di nascosto un lembo del mantello di Saul. Ma dopo si sentì battere il cuore per aver tagliato un lembo del mantello di Saul. Poi disse ai suoi uomini: ‘Il Signore mi guardi di agire così verso il mio signore, di stendere la mano su di lui, perché è l’unto del Signore” (1 Sam 24, 6-7). Sentiva di aver toccato qualche cosa di sacro, di aver messo le mani sulla proprietà di Dio.
“Ora, Signore, perdona la colpa del tuo servo perché ho commesso una grande stoltezza!” (2 Sam 24,10).
Il Signore allora gli fa scegliere il castigo e la risposta di Davide è bellissima: “Ebbene, cadiamo nelle mani del Signore, perché la sua misericordia è grande” (v. 14).
Ecco Davide peccatore ma credente: il sentimento della misericordia di Dio è presente anche in questa oscura vicenda.
Che cos’è il castigo del Signore?
è esattamente il contrario dell’ipnosi del successo; è l’angoscia dell’insuccesso totale. Davide infatti si vede spossessato dei suoi uomini: ne muoiono settantamila.
Al posto della efficacia, vede frantumarsi la struttura del suo popolo. Al posto del potere, sente tutta l’impotenza dell’uomo di fronte al flagello della peste. Egli sperimenta la propria debolezza, l’inutilità di tutte le misure umane e si accorge di essere in balìa di circostanze imprevedibili.
In questo modo è corretto nelle sue tre passioni che lo hanno ubriacato, e viene profondamente umiliato» (CARLO M. MARTINI, Davide peccatore e credente, Centro ambrosiano – Edizioni Piemme, Casale Monferrato 1989, pp. 52-53).
Vi lascio un solo mio commento: la dimensione sociale del peccato: Davide sbaglia e tanta gente soffre. Ognuno mediti sul danno che provoca all’umanità, alla Chiesa, con i propri peccati o, peggio, restando nel peccato.