Pensiero serale del 25-11-2023

bibbia

In questa domenica abbiamo la possibilità di meditare su alcuni temi estremamente importanti.
Che cosa significa la regalità di Cristo? Davanti a tante guerre, malattie, alla sofferenza di innocenti, alle innumerevoli catastrofi sembra incredibile affermare che Gesù è re.
Cosa accadrà con la morte? Ci credo nel giudizio finale? E in che cosa consisterà?
Che cos’è l’amore? Qual è la differenza tra “amore vero” e “amore falso”?
Occorre essere cristiani per salvarsi? Forse noi ci salviamo sicuramente e gli altri si perdono? E se tutti si salvano, a che serve essere cristiani?
A me piace più porre domande che dare risposte. Per stasera mi limito a dare le riflessioni di don Fabio Rosini.

«Ci sarà tanta gente che incontrerà Cristo solo alla fine dei tempi, quando Lui sarà il parametro autentico di ogni persona perché si presenterà per quel che è: il Re.
Ad alcuni parlerà con dolcezza, raccontando cose che loro non ricorderanno, gli dirà di averli già incontrati e di esser stato trattato bene da loro. E questi diranno: ma no, non può essere, non ti abbiamo mai visto.
Lui risponderà: “In verità io vi dico: tutto quella che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
Tante volte ci siamo chiesti come si salvano le persone che non conoscono il Signore, ma da sempre, luminosa, la risposta è in questo testo: la semplice umanità ci dice che gli affamati e gli assetati vanno soccorsi e così tutti i diseredati della terra.
Non occorre essere cristiani per fare queste cose, basta essere uomini. E se è vero che amare Dio e amare il prossimo sono lo stesso comando, eccone un riflesso. Quindi i miserabili della terra sono il lasciapassare per il Cielo, e disprezzarli è disprezzare il Paradiso, ma questo gli uomini non lo sanno.
Eppure resta una cosa da chiarire: e i cristiani? Dove sono in questo testo?
Fatti figli di Dio per il Battesimo, sono i fratelli più piccoli di Gesù, primogenito di coloro che vincono la morte.
Viene un sospetto: che i “fratelli più piccoli”, affamati, assetati, nudi, carcerati, siano proprio i discepoli di Cristo. È inquietante …eppure. . .
C’è da sapere che il Vangelo secondo Matteo è costruito su cinque grandi discorsi di Gesù e il versetto successivo al testo di questa domenica, infatti, apre nientemeno che il racconto della Passione, e nel nostro brano ascoltiamo le ultime parole dell’ultimo discorso. Quali erano le prime parole del primo? Le conosciamo bene, le abbiamo ascoltate da poco nella solennità di tutti i santi: sono le parole delle beatitudini. Lì si proclamano beati i poveri, gli affamati e assetati, i piangenti, i perseguitati. Sono le stesse persone. Nel primo discorso di Gesù questo tipo di gente possiede il Regno dei Cieli, e nell’ultimo ne è il lasciapassare.
Ma perché sono proprio questi i fratelli più piccoli di Gesù? Perché i fratelli si somigliano, e Gesù, nella passione – che inizia un versetto dopo – sarà maltrattato, spogliato, assetato, malato, carcerato e …aprirà il Regno dei Cieli.
Riassumiamo: l’umanità basta per entrare nelle opere di misericordia corporale, e saranno queste opere che decideranno del valore della vita degli uomini, perché curando e custodendo i poveri della terra si entra in contatto con il Signore. Però, se compio queste opere, non dimostro di essere cristiano, ma umano.
Essere cristiani lo si è per la croce. Proprio le cose che fanno orrore, l’indigenza, la malattia, la persecuzione, sono il luogo dove si manifesta la vita che Cristo ci ha donato. Una vita che e più forte del nulla.
La nostra umanità è una chiamata alla solidarietà. La nostra croce è il luogo dell’unione con Cristo Lì, nell’abbandono, si diviene un pezzo di cielo. Ovvero cristiani» (FABIO ROSINI, Di Pasqua in Pasqua. Commenti al Vangelo domenicale dell’anno liturgico A, San Paolo, Cinisello Balsamo 2022, pp. 227-229).

Marcello De Maio