Giovedì scorso abbiamo visto che nel terzo movimento del Salmo 51, cioè l’appello, (caratterizzato dal modo imperativo) Martini nota tre diversi atteggiamenti dell’orante. Ora esaminiamo l’ultimo, che mi sembra il più interessante: il senso della novità. Ecco il testo del Cardinale:
«- Infine, in questo appello, troviamo il senso della novità: “O Dio, crea per me un cuore puro” (v. 12).
Il verbo creare designa un’azione divina, la grande azione divina dell’inizio, quando “Dio creò il cielo e la terra…” (Gen 1,1 ss.). È importantissima la fiducia nella novità di vita nello Spirito. Una delle esperienze più dolorose che ho fatto è di essermi accorto che la nostra società è convinta che, ad esempio, non esiste possibilità di cambiamento di vita per chi ha commesso delle colpe gravi (penso alle persone in carcere per furto, per commercio di droga, per terrorismo, eccetera). La gente non crede a un cambiamento vero dell’uomo, a una vera conversione, all’azione dello Spirito che può trasformare i cuori e le situazioni.
È grave questa mancanza di speranza negli uomini e, talvolta, in noi stessi: “Sono sempre lo stesso, non cambierò mai, non c’è niente da fare”. E la tentazione del Nemico che ci spinge alla disperazione cinica, mentre il “Miserere” fa respirare il contrario: “O Dio, crea per me un cuore puro, ristabilisci dentro di me uno spirito saldo”.
Nell’antico latino, la seconda parte di questo versetto era tradotta: “Et spiritu principali confirma me”. Lo spirito principale viene invocato sul Vescovo, al momento dell’ordinazione, come lo Spirito che la Chiesa invoca su di lui.
Il vocabolo ebraico non è facile da tradurre e indica uno spirito solido, che serva per una costruzione ben strutturata.
“Non mi respingere lontano dal tuo volto, non ritirare da me il tuo spirito santo; rendimi la gioia della tua salvezza, assicura in me uno spirito magnanimo” (vv. 13-14).
Viene menzionato lo Spirito tre volte perché è lo Spirito a fare la novità del cuore, è lui il dono del Nuovo Testamento, che rende nuovo il cuore dell’uomo.
Giustamente, la Bibbia di Gerusalemme rimanda, per il v. 13 (“il tuo spirito santo”) alla Lettera ai Romani 8, 9. In realtà, tutto il capitolo 8 di questa Lettera, che parla della vita del cristiano secondo lo Spirito, può essere meditato in riferimento al Salmo 51» (CARLO M. MARTINI, Davide peccatore e credente, Centro ambrosiano – Edizioni Piemme, Casale Monferrato 1989, pp. 83-84).
Ritengo davvero provvidenziale queste riflessioni all’inizio della Settimana Santa. Ieri, meditando la Passione del Signore, era facile costatare la debolezza e il buio in cui erano gli Apostoli. Essi capirono ciò che accadde il Venerdì Santo solo grazie allo Spirito Santo. Tutto il mistero pasquale può essere colto solo se siamo illuminati dalla Terza Persona della Santissima Trinità. Lo scopo vero, profondo della Pasqua non è semplicemente la vittoria sulla morte in senso biologico o una prosecuzione temporale appunto dopo la morte. La vera riuscita della Pasqua nel progetto di Dio è la mia risurrezione qui e ora. Il Signore con lo Spirito vuole rinnovarmi, vuole rendermi nuova creatura. Questo è il legame profondo tra misericordia, nuova creazione, rinnovamento dell’uomo e speranza. Perciò non ci fermiamo al decalogo; in questo senso la Nuova Legge è lo Spirito Santo. Perciò al centro del pensiero paolino c’è la giustizia intesa non come osservanza della vecchia legge, ma come giustificazione interiore e profonda dell’uomo (vi ricordo i capitoli 4 e 5 della Lettera ai Romani). Stiamo parlando del cuore nuovo, che è esattamente l’opposto del cuore duro di cui parlano Mt 19,8 e, secoli prima, il Salmo 95 (94) nei vv. 8 e 10. Vi invito a cogliere anche il collegamento con la stupenda profezia di Ezechiele (36,26).
È molto bello il riferimento di Martini anche ai temi sociali, a coloro che si sono macchiati dei reati più gravi. È l’immenso tema della trasformazione su cui conto di tornare presto. L’Arcivescovo di Milano segnala anche il bellissimo capitolo 8 della Lettera ai Romani, che forse è il brano più bello di tutta la Bibbia per intendere bene il mistero pasquale e la vita dello Spirito.
Infine, voglio sottolineare il cenno di Martini alla “Bibbia di Gerusalemme”. Forse non è superfluo ricordare che questo testo della Bibbia è rilevante non per la traduzione (che è quella ufficiale della CEI), ma per la ricchezza delle note e delle Referenze marginali (il tutto viene spiegato accuratamente nelle Avvertenze poste all’inizio di tale testo davvero prezioso).