Stasera voglio tornare a ciò che dissi venerdì scorso. Vi invito ad andare a rileggere ciò che scrissi in quell’occasione, in quanto vorrei continuare a proporre ciò che disse il cardinale Martini in quel corso di esercizi dedicati al re Davide. Ho pensato di farlo anche perché dal 16 gennaio (quindi esattamente da una settimana) nella Prima Lettura della s. Messa ci viene proposta la figura di questo sovrano di Israele.
L’Arcivescovo di Milano si lascia ispirare dall’inizio del Salmo 63, precisamente da questa frase: “O Dio, tu sei il mio Dio, io ti cerco” e pronuncia la seguente preghiera che vi consiglio di fare vostra e di meditare con tutto il cuore:
«Donami, o Dio, di cercarti come Dio. Ispirami nel cuore le parole che hai ispirato all’apostolo Tommaso che davanti al tuo Figlio risuscitato, ha esclamato: “Mio Signore e mio Dio”. Mettimi nel cuore la parola “mio”, per indicare che è il tutto della mia vita. O Gesù, che sulla croce hai gridato: “Dio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”, donami di ricercarti sempre, anche quando mi sento abbandonato. Donaci di ricercarti nei tuoi giorni, fin dal mattino. Fa’ che la nostra ricerca sia perseverante, mai affaticata o stanca o annoiata. Padre, infondi in noi il tuo santo Spirito, perché ci faccia ricercare il tuo volto. Te lo domandiamo per tuo Figlio, nostro Signore, di cui ricerchiamo il volto. Te lo domandiamo per l’intercessione della Madre di Gesù, la Vergine Maria che ha compreso che cosa significa il Messia di tutti i popoli e il Messia di un popolo.
Donaci di capire ciò che è il Cristo per l’umanità, attraverso la riflessione sulla figura di Davide, tuo servo, padre del tuo Figlio. Amen» (CARLO M. MARTINI, Davide peccatore e credente, Centro ambrosiano – Edizioni Piemme, Casale Monferrato 1989, p. 15).
Martini insiste sull’aggettivo “mio”. Mi ha colpito molto anche perché con i miei parrocchiani (adulti, giovani e adolescenti) sto percorrendo un cammino sui Dieci Comandamenti e perciò vi consiglio di notare questo aggettivo nei seguenti punti della Bibbia: Es 20,2; Dt 5,6-16 e infine il capitolo 6 sempre del libro del Deuteronomio. Forse meditare a lungo questi passi ci aiuterà a entrare meglio nel rapporto con lui che è il “mio” Dio. Lo stesso aggettivo torna nel Nuovo Testamento in circostanze molto diverse: Mt 27,46 e Gv 20,28.
A chi non la conosce consiglio fortemente di approfondire la Seconda Sezione della Terza Parte del “Catechismo della Chiesa Cattolica”. In questi tempi, caratterizzati da una profonda e grave crisi in campo etico, esaminare con grande attenzione quelle pagine ci darà un immenso giovamento. È ciò che mi propongo di effettuare appunto con i miei parrocchiani.