Riprendiamo il cammino col cardinale Martini, ma restiamo in stretto collegamento anche col tema trattato ieri e cioè la preghiera. Stavamo esaminando una frase di san Paolo nell’ottavo capitolo della Lettera ai Romani.
«Allo stesso modo anche lo Spirito viene in aiuto della nostra debolezza; perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare; ma lo Spirito stesso intercede per noi, con gemiti ineffabili» (8,26-27).
Ora Martini commenta queste parole soffermandosi sul secondo dei tre punti accennati poco prima, cioè: “la preghiera è dono dello Spirito”. Ciò che adesso leggeremo è molto importante perché ci aiuta a capire che la preghiera non è anzitutto frutto dello sforzo umano, ma deriva dall’azione di Dio in noi. Conta affidarsi allo Spirito con docilità, fiducia e umiltà.
«2 – “Allo stesso modo anche lo Spirito santo viene in aiuto della nostra debolezza… lo Spirito stesso intercede per noi con gemiti ineffabili”. Sono parole ancora più misteriose.
“Allo stesso modo”: di che cosa? Il riferimento è a un versetto precedente: “Lo Spirito stesso si unisce al nostro spirito per attestare che siamo figli di Dio” (Rm 8, 6). Lo Spirito che attesta con noi che siamo figli di Dio, prega anche per noi con gemiti ineffabili.
Gli esegeti avanzano varie ipotesi per spiegare i “gemiti ineffabili”. Ciò che conta però è che si tratta di un’esperienza reale e profonda: lo Spirito prega in noi e per noi, intercede per i santi, e Colui che scruta i cuori conosce il desiderio dello Spirito. Desiderio, nel testo greco, è tophrònema, cioè la mentalità dello Spirito, che è quella di Cristo.
“La sua intercessione per i santi corrisponde ai disegni di Dio”; prega rettamente. Noi non possiamo sapere se la nostra preghiera è giusta o se è ripiegata su noi stessi, se è un monologo o una allucinazione.
Per questo dobbiamo affidarci allo Spirito nella consapevolezza del suo dono di preghiera in me. Allora, anche se siamo stanchi, aridi, possiamo restare davanti al santissimo Sacramento senza sforzarci di formulare chissà quali pensieri, sapendo dalla fede che lo Spirito prega in noi nella maniera giusta.
A me capita, talora, di sentirmi stanco quando, durante le visite pastorali, devo ad esempio celebrare il secondo pontificale della giornata. In quei casi, rinnovo l’atto di fede, cerco di rimanere calmo, di compiere bene i gesti liturgici lasciando fare allo Spirito santo.
San Paolo ci assicura che prega in noi; è una verità, non una pia invenzione, perché lo Spirito di Gesù, che è la volontà di Dio, è dato a noi per uniformarci al Figlio che sempre “intercede per noi” (Rm 8, 34). In noi c’è la preghiera di Gesù.
Naturalmente occorre, da parte nostra, perseverare a lungo e intensamente nella preghiera: adagio sperimentiamo la presenza dello Spirito che prega in noi.
E penso che Davide, nel Salmo 63, esprima proprio la preghiera dello Spirito che in lui grida a Dio in maniera giusta» (CARLO M. MARTINI, Davide peccatore e credente, Centro ambrosiano – Edizioni Piemme, Casale Monferrato 1989, pp. 40-42).
Credo che sia importante soffermarsi su una frase bellissima di Martini: “In noi c’è la preghiera di Gesù”. Io la collego con il cap. 17 del Vangelo secondo Giovanni, in particolare i versetti 9 e 20 (che ovviamente vi esorto a leggere e meditare). Soprattutto quando siamo nell’aridità, nella sofferenza, nel buio, è bellissimo essere certi che il Signore prega in noi e per noi in quel preciso momento. Chiedo per me e per voi di credere davvero alla Parola di Dio e soprattutto di farne un’esperienza intima e vera. Sono certo che nulla è più dolce, consolante e luminoso di tutto questo.