Voglio offrirvi qualche riflessione a partire dal brano del Vangelo che oggi la Chiesa ci propone (Lc 18,35-43).
Ieri abbiamo meditato la parabola dei talenti. Oggi Gesù dona al cieco la luce, la vista. Mi chiedo: ho la luce per vedere i talenti che il Signore mi ha affidato o sono cieco riguardo a tali talenti? Cosa ne faccio del talento della luce che il Signore mi ha affidato? (Cfr. Mt 5,14-16).
Poi mi voglio soffermare in particolare su due versetti:
«Quelli che camminavano avanti lo rimproveravano perché tacesse; ma egli gridava ancora più forte: “Figlio di Davide, abbi pietà di me!”. Gesù allora si fermò e ordinò che lo conducessero da lui» (Lc 18,39-40).
Siccome per vari anni ho avuto la gioia e l’onore di collaborare con il consultorio familiare e ora di nuovo sono parroco, penso alle tante persone il cui servizio è stato ed è prezioso sia nella prima sia nella seconda attività.
Chi era vicino a Gesù ostacolava il cieco nel suo desiderio di arrivare a Lui. Così io posso sentirmi inferiore al parroco (che ha l’immenso compito di donare il perdono di Gesù, di celebrare l’Eucaristia…) oppure nel consultorio mi rendo conto che non sono psichiatra, ginecologo, psicologo …e posso nutrire un senso di frustrazione o di inferiorità o di invidia. È bello pensare che in qualche modo sono partecipe della stessa missione del parroco/degli specialisti nella misura in cui mi sento unito a loro, al loro servizio, alla loro missione e facilito l’incontro, il rapporto tra le persone e lo specialista/il parroco. Insomma contano l’amore, la dolcezza, l’umiltà con cui lavoriamo, più che il compito oggettivo che svolgiamo. Cerchiamo sempre e solo la gloria di Dio e il bene dei fratelli.
Infine, osservavo che alla fine del brano del Vangelo di oggi ricorre ben tre volte il termine “nuovo” (cfr. Lc 18,41-43).
Voglio farvi notare un dettaglio che può sembrare secondario, ma che invece ritengo molto importante.
(A) C’è qualcosa di nuovo da comprare?
(B) Hai comprato di nuovo qualcosa?
I due gruppi di parole hanno un significato completamente diverso.
In (A) “di nuovo” fa riferimento a qualcosa di originale, di diverso da ciò che si ha già.
In (B), invece, ha il valore di ripetizione.
Mi rendo conto che l’incontro con Cristo mi rende uomo nuovo? Mi lascio davvero rinnovare da Lui? Chi entra in contatto con me si accorge che sono e vivo da uomo nuovo, da donna nuova?
Mi limito a segnalarvi un pensiero molto intenso di san Paolo:
«Vi siete svestiti dell’uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo, che si rinnova per una piena conoscenza, ad immagine di Colui che lo ha creato» (Col 3,9-10).
MARCELLO DE MAIO