Il commento di don Fabio al Vangelo di questa domenica mi sembra più denso del solito. Occorre leggere e meditare bene il passo del Vangelo e poi leggere e rileggere più volte il commento di don Fabio.
«IV domenica di Pasqua
Gv 10,11-18
La parola “mercenario” indica qualcuno che è ingaggiato a pagamento. Come si riconosce il Buon Pastore dal mercenario? Davanti al lupo. Davanti al pericolo. Quando bisogna fare qualcosa che non è secondo il compenso pattuito e mette a rischio il mio assetto, che cozza contro le mie strategie di sopravvivenza.
Se faccio solo quel che mi remunera, io non conosco l’amore. Perfino il bene si può fare per vanagloria o perfezionismo. Ma il lupo mi smaschererà, perché l’amore affronta il lupo, la vanagloria no. Il mercenario sopravvive, e fa le cose di malavoglia se non gli convengono; è il tipo che guarda l’orologio mentre visita un malato. Se sei stato malato, te li ricordi quelli che arrivavano non vedendo l’ora di andarsene…
Un po’ tutto ciò che è veramente cristiano ha questa qualità: di per sé costa troppo, non conviene. Sembra sgradevole, eppure tutti speriamo di avere un padre così, un coniuge cosi, una collega così. Un prete cosi. Qualcuno che non viva per sé, per la propria immagine e che non sia schiavo del proprio ego o del proprio piacere. Questo è ciò che ci manca, quel che il nostro cuore attende, che cerchiamo nelle relazioni. Perché solo l’amore vero dà gioia vera.
Perché questa merce è cosi rara?
La seconda lettura di questa stessa domenica ha una frase strana: «Quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è». Curioso: se vedo Dio per come è, divento simile a Lui. Sarebbe come a dire, al rovescio, che se il nostro amore fa cilecca e abbiamo relazioni opportunistiche, dipende dal fatto che non vediamo Dio per come è. E allora questa domenica la Chiesa ci dice di guardare al Pastore buono, che è libero di dare la vita, che regala se stesso. Ma come fa? Per dovere? È una cogenza morale? È un eroismo? Qui si svela il segreto annunziato dalla seconda lettura: “…così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore”.
Conosce il Padre. E così conosce l’amore, esiste di questo amore. È la sua coscienza di se stesso, ha la saggezza di figlio amato. E a partire da questa saggezza conosce le sue pecorelle. Cioè noi. Può dare la vita perché esiste dalla tenerezza del Padre. È esperto di quella apertura di vita paterna, generosa, che squarcia il nulla, che fa esistere. Questo è il Buon Pastore, che pasce perché è pasciuto e non ha dubbi sul suo diritto a esistere, non agisce per giustificarsi. Ha questa vita senza tirchieria, conosce l’abbondanza.
Se uno conosce la cura paterna di Dio e veramente si è lasciato sorprendere dalla scandalosa liberalità del Dio di Gesù Cristo, gli sembra sempre poco quel che dà. Ha altri parametri. Perché ha ricevuto talmente tanto che ha un cuore che gronda gratitudine. Altrimenti cosa? Un amore fatto di forzature, di doveri, di reflussi gastroesofagei esistenziali. Prima o poi si presenta il conto, magari prendendosela con se stessi, o con gli altri. Dio ci salvi dal Cristianesimo acido dei mercenari. Il Signore Gesù ci doni lo Spirito di figli» (FABIO ROSINI, Di Pasqua in Pasqua. Commenti al Vangelo domenicale dell’anno liturgico B, San Paolo, Cinisello Balsamo 2022, pp. 104-105).
Gesù “ha la saggezza di figlio amato”, “pasce perché è pasciuto”. Io so distinguere l’amore vero da quello falso? Quanto amore falso, quanta falsa affettività girano nel mondo e poi ci sono frutti di morte (dal divorzio all’aborto, all’eutanasia, agli embrioni congelati, all’assassinio anche dei parenti più stretti).
Se il Buon Pastore mi guida con la Parola e i Sacramenti, io mi lascio amare da Gesù così e poi amo gli altri a partire dall’Amore che ricevo da Lui?
Vi indico anche un altro piccolo criterio per vedere in che rapporti siamo con Gesù Pastore. Se gli permetto di essere davvero il mio Pastore, non mi lascio mai abbattere da nessuna paura, da nessun tipo di male, perché Lui ci ha rivelato verità stupende; vi consiglio con tutto il cuore di soffermarvi a lungo sui seguenti passi: Gv 16,33; Mt 28,20; 2 Cor 12,9; Rom 8,28.