Pensiero serale del 19-04-2024

Siamo quasi alla fine del sesto capitolo del Vangelo secondo Giovanni, dedicato alla moltiplicazione dei pani e al discorso nella sinagoga di Cafarnao. Perciò ho pensato di spedirvi un commento al Vangelo di oggi. È un testo molto denso, scritto da uno dei miei teologi preferiti. 

 

«Venerdì – Mangiare la carne e bere il sangue

(Gv 6,52-59).

 

“Come può costui darci la sua carne da mangiare?”

Sono tanti i miracoli eucaristici in cui l’ostia ha sanguinato o è apparso impresso il volto di Cristo vivo. Tutti sanno del miracolo di san Gennaro che si verifica ogni anno; del reliquiario antico di secoli a Lanciano, con il sangue coagulato che sembra carne viva. Anche la scienza conferma che si tratta di fatti inspiegabili. Nella cattedrale di Orvieto si conserva il corporale macchiato di sangue, reliquia del miracolo avvenuto ad un sacerdote di Praga di passaggio in Italia, che celebrava la messa tormentato dai dubbi.

Però non è corretto intendere la parola “corpo” in modo, come dire, eccessivamente somatico, come se si trattasse solo di una parte della nostra persona, separata dall’anima. Nella Bibbia il termine “corpo” ha un significato più ampio. Nell’Antico Testamento Dio “assume un corpo” quando si rivela, quando diventa visibile, quando entra nel mondo. Nell’eucarestia il pane e il vino diventano il corpo e il sangue di Cristo, cioè Cristo è fra noi, realmente e interamente presente sull’altare con anima e corpo, con la sua divinità e umanità.

 

 

“Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue non avrete in voi la vita”.

L’espressione “bere il sangue” è forte, e può suscitare reazioni negative. C’è chi ha orrore del sangue, chi sviene alla vista del sangue. C’è qualcosa di atavico nel sangue, e i popoli antichi credevano che nel sangue fosse la sede dell’anima, perché sembrava che la vita fuggisse via con l’effusione di sangue. Ma il sangue è simbolo anche di una unione forte, e infatti si parla dei rapporti familiari come di legami di sangue.

Sant’Ignazio di Antiochia usa quest’espressione: “mangiare il pane eucaristico e bere il vino significa entrare nel corpo e nell’anima di Cristo”. Gli autori moderni preferiscono evitare di parlare di corpo e anima come di fatti distinti e separati, e usano spesso l’espressione “essere, divenire dello stesso sangue di Gesù”. Con la santa Comunione, infatti, diventiamo parenti di Cristo nella vita eterna: Dio è il nostro vero padre, Maria la nostra vera madre, gli uomini nostri fratelli, perché in tutti circola lo stesso sangue.

 

 

“Questo è il pane disceso dal cielo”.

La manna, racconta il libro dell’Esodo (Es 16), cadeva dall’alto, era pane disceso dal cielo. I doni eucaristici, al contrario, sono frutto della terra e del lavoro dell’uomo. Succede qui qualcosa di simile a ciò che è accaduto nella creazione. Il corpo dell’uomo viene plasmato con la polvere della terra (Gen 2,7), ma la vita la “soffia” Dio stesso. Gesù come Figlio dell’uomo proviene dalla stirpe di Davide, dal genere umano, ma come Figlio di Dio è disceso dal cielo. L’eucarestia è il pane che proviene dai nostri campi, ma Cristo che è presente in essa viene a noi dal cielo.

Per un’antica tradizione che riflette i testi liturgici, attorno al tabernacolo si rappresentano degli angeli: secondo la Bibbia essi appaiono dove c’è Dio, dove il cielo è sulla terra» (ŠPIDLÍK TOMÁŠ, Il Vangelo di ogni giorno. Riflessioni sul vangelo feriale. II. Tempo di Quaresima e Pasqua, Lipa, Roma 2001, pp. 141-143).

 

 

Auguro a me e a voi di fare un forte esame di coscienza. A che punto sto nel mio amore verso l’Eucaristia? È davvero per me il più grande tesoro? È il centro della mia giornata? Come vivo gratitudine e adorazione verso questo dono immenso? Mi rendo conto che nutrirmi di Gesù è fondamentale e che è troppo poco nutrirsi una sola volta nella settimana? Rifletto sul legame intensissimo che mi lega a coloro che come me si cibano dello stesso cibo? Il teologo gesuita ha affermato: “Dio è il nostro vero padre, Maria la nostra vera madre, gli uomini nostri fratelli, perché in tutti circola lo stesso sangue”.

Il cardinale Špidlík fa un cenno ad alcun miracoli. Io mi permetto di aggiungere un miracolo forse meno noto. Temo che molti vadano a Cascia (e fanno molto bene ovviamente), ma senza sapere cosa viene conservato nella basilica inferiore di santa Rita da Cascia.

Il Beato Simone Fidati e il Miracolo eucaristico

https://it.wikipedia.org/wiki/Miracolo_eucaristico_di_Cascia