Stasera vi spedisco l’ultima parte della riflessione di padre Cantalamessa.
«È stata rivolta a un gruppo di adolescenti la domanda se ritenevano possibile e importante alla loro età una amicizia tra ragazzi e ragazze che non si trasformasse subito in qualcos’altro. Uno di essi ha risposto: “Sì’, credo in una tale amicizia perché la sto vivendo. Perché non la trasformiamo subito nel ‘grande amore’? Non ci pare che valga la pena porre termine a un’amicizia così bella e profonda per la classica cotta tra adolescenti e poi non credo che a 16 anni si abbia il diritto di lasciarsi definitivamente alle spalle l’adolescenza”. Aveva ragione. Un’amicizia tra giovanissimi, vissuta alla luce del sole, aiuta a scoprire i lati più belli e più segreti della psicologia dell’altro, guarisce dalla paura e dalla diffidenza verso l’altro sesso, abitua al dialogo, molto più che un corto circuito a due che suppone già risolti molti di questi problemi. Quando arriverà il grande amore, con la stessa o un’altra persona, permette di viverlo con più intensità e maturità.
Quanto ai fidanzati, lo sforzo comune per la purezza, permette di crescere in quell’amore fatto di rispetto reciproco e di capacità di attendere che un giorno sarà il solo a poter garantire la riuscita del loro matrimonio. Permette di apprezzare gesti semplici come una stretta di mano, uno sguardo, un bacio, gesti che agli altri possono sembrare banali, ma che acquistano invece, in questo caso, un valore grandissimo.
Agli sposati la purezza, che si chiama ora fedeltà, permette di guardarsi negli occhi ogni sera, senza dover mentire, di guardare senza rimorsi i propri figli; permette di avere il cuore in famiglia e non altrove. Evita di finire in quella doppia vita piena di falsità a cui quasi sempre condanna l’adulterio e il tradimento.
Alle persone consacrate, sacerdoti e suore, la purezza permette di essere fratelli e sorelle di tutti senza voler possedere nessuno in esclusiva per noi stessi. Permette di essere messi a parte di ogni segreto e di accostarci a ogni miseria, senza rimanerne personalmente invischiati; permette, come diceva il grande Lacordaire, di avere “un cuore di acciaio per la castità e un cuore di carne per la carità”.
A tutti infine, giovani, sposati e consacrati, la purezza assicura la cosa più preziosa che c’è al mondo: la possibilità di accostarsi a Dio. “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio”. Non lo vedranno solo un giorno, dopo morte, ma già ora. Lo vedranno nella bellezza del creato, di un volto, di un’opera d’arte; lo vedranno nel loro stesso cuore» (RANIERO CANTALAMESSA, Gettate le reti. Riflessioni sui Vangeli. Anno B, Piemme, Casale Monferrato, 2002, pp. 173-174).
Sono parole molto sagge, che sanno coniugare compito educativo, dimensione spirituale e aspetti etici. Voglio sottolineare solo un aspetto: gli adulti vivono quasi sempre male l’affettività e la sessualità perché hanno sprecato gli anni delicatissimi, decisivi e preziosi dell’adolescenza e della giovinezza. Io raccolgo oggi ciò che ho seminato ieri.
Mi si potrebbe ribattere che una persona può sempre cambiare, convertirsi. Sono del tutto d’accordo, ma dobbiamo percepire i valori veri, avere le idee chiare su affettività e sessualità, purtroppo oggi quasi nessuno parla di questi temi. Soprattutto gli esponenti “più in alto” della Chiesa non parlano mai dell’importanza della conversione morale.