Solo poco fa ho letto il discorso che il Papa ha pronunciato domenica scorsa in occasione della recita dell’Angelus. Commentando il passo del Vangelo della domenica, ha posto vari interrogativi (mi pare di averne contati ben otto), molto profondi, anzi preziosi, ma non tanto diversi da quelli che vi proponevo ieri. Aiutandoci a riflettere ancora sulla differenza tra saggezza e stoltezza, ci fa capire bene l’errore commesso dalle vergini stolte. Mi ha fatto meditare a ciò che io penso della vita parrocchiale: tanti litigi, tante incomprensioni spesso non sono dovuti a cattiva volontà, ma all’attivismo, effetto nefasto della mancata «custodia della vita interiore». Da 48 ore sto in esercizi spirituali. Temo che anche per questa “pratica” ci sia il rischio del clericalismo. Chissà quanti laici sono stati esortati a vivere almeno cinque giorni di esercizi? Sembrano giorni donati al Signore nel silenzio e nella solitudine. Al contrario, sono un immenso dono che Lui fa a chi è innamorato di Lui e si chiede ciò che ci raccomanda il Papa: «Quante volte noi non sappiamo cosa è successo dentro il nostro cuore in quella giornata. Cosa passa dentro ognuno di noi?».
«Il Vangelo oggi ci offre una storia che riguarda il senso della vita di ciascuno. È la parabola delle dieci vergini, chiamate a uscire incontro allo sposo (cfr Mt 25,1-13). Vivere è questo: una grande preparazione per il giorno in cui saremo chiamati a uscire incontro a Gesù! Nella parabola però, di quelle dieci vergini, cinque sono sagge e cinque stolte. Vediamo in che cosa consistono la saggezza e la stoltezza. La saggezza della vita e la stoltezza della vita.
Tutte quelle damigelle sono presenti per accogliere lo sposo, vogliono cioè incontrarlo, come anche noi desideriamo una realizzazione felice della vita: la differenza tra saggezza e stoltezza non sta dunque nella buona volontà. Nemmeno sta nella puntualità con cui si arriva all’incontro: tutte erano lì. La differenza tra le sagge e le stolte è un’altra: la preparazione. Dice il testo: le sagge «insieme alle loro lampade, presero anche l’olio» (v. 4); le stolte invece no. Ecco la differenza: l’olio. E qual è una delle caratteristiche dell’olio? Che non si vede: sta dentro le lampade, non è appariscente, ma senza di esso le lampade non danno luce.
Guardiamo a noi e vediamo che la nostra vita corre lo stesso rischio: tante volte si è molto attenti alle apparenze, l’importante è curare bene la propria immagine, fare bella figura davanti agli altri. Ma Gesù dice che la saggezza della vita sta altrove: nel curare quello che non si vede, ma è più importante, curare il cuore. La custodia della vita interiore. Vuol dire sapersi fermare per ascoltare il proprio cuore, per vigilare sui propri pensieri e sentimenti. Quante volte noi non sappiamo cosa è successo dentro il nostro cuore in quella giornata. Cosa passa dentro ognuno di noi? La saggezza vuol dire saper fare spazio al silenzio, per essere capaci di ascoltare noi e gli altri. Vuol dire saper rinunciare a un po’ di tempo passato davanti allo schermo del telefono per guardare la luce negli occhi degli altri, nel proprio cuore, nello sguardo di Dio su di noi. Vuol dire, non lasciarsi intrappolare dall’attivismo, ma dedicare tempo al Signore, all’ascolto della sua Parola.
E il Vangelo ci dà il consiglio giusto per non trascurare l’olio della vita interiore, “l’olio dell’anima”: ci dice che è importante prepararlo. Nel racconto vediamo infatti che le vergini possiedono già le lampade, ma devono preparare l’olio: devono andare dai rivenditori, comprarlo, metterlo nelle lampade… (cfr vv. 7.9). Così è per noi: la vita interiore non si improvvisa, non è questione di un attimo, di una volta ogni tanto, di una volta per tutte; va preparata dedicando un po’ di tempo ogni giorno, con costanza, come si fa per ogni cosa importante.
Allora possiamo chiederci: io che cosa sto preparando in questo momento della vita? Dentro di me, che cosa sto preparando? Forse sto cercando di mettere da parte qualche risparmio, sto pensando a una casa o a un’automobile nuova, a dei progetti concreti… Sono cose buone, non sono cose brutte. Ma sto pensando anche a dedicare del tempo alla cura del cuore, alla preghiera, al servizio degli altri, al Signore che è la meta della vita? Come va insomma l’olio della mia anima? Ognuno di noi si domandi questo: come va l’olio della mia anima? Lo alimento, lo conservo bene? La Madonna ci aiuti a custodire l’olio della vita interiore» (FRANCESCO, Angelus 12-11-2023).
MARCELLO DE MAIO