Nella Lettera indirizzata recentemente da papa Francesco all’Arcivescovo di Siracusa (che vi ho presentato ieri) c’era un riferimento al Radiomessaggio rivolto da papa Pio XII ai siciliani nel 1954. Perciò stasera ritengo opportuno farvi conoscere alcuni brani di tale discorso. È ovviamente nel linguaggio di vari decenni fa, ma credo che possa aiutarci nel nostro cammino di crescita spirituale e morale. Il testo integrale può essere trovato facilmente nel sito della Santa Sede.
«Certamente questa Sede Apostolica non ha finora in alcun modo manifestato il suo giudizio intorno alle lacrime che si dissero sgorgate da una sua effigie in un’umile casa di lavoratori; tuttavia non senza viva commozione prendemmo conoscenza della unanime dichiarazione dell’Episcopato della Sicilia sulla realtà di quell’evento. Senza dubbio Maria è in cielo eternamente felice e non soffre né dolore né mestizia; ma Ella non vi rimane insensibile, che anzi nutre sempre amore e pietà per il misero genere umano, cui fu data per Madre, allorché dolorosa e lacrimante sostava ai piedi della Croce, ove era affisso il Figliuolo. Comprenderanno gli uomini l’arcano linguaggio di quelle lacrime? Oh le lacrime di Maria! Erano sul Golgota lacrime di compatimento per il suo Gesù e di tristezza per i peccati del mondo. Piange Ella ancora per le rinnovate piaghe prodotte nel Corpo mistico di Gesù? O piange per tanti figli, nei quali l’errore e la colpa hanno spento la vita della grazia, e che gravemente offendono la maestà divina? O sono lacrime di attesa per il ritardato ritorno di altri suoi figli, un dì fedeli, ed ora trascinati da falsi miraggi fra le schiere dei nemici di Dio? A voi spetta di cooperare con l’esempio e con l’azione al ritorno dei profughi alla casa del Padre e di adoperarvi affinché si chiudano al più presto le brecce aperte dai nemici della religione nella vostra Isola, fatta oggetto di cupido assedio.
Perciò non lasciate trascorrere questo giorno senza proclamare unanimemente, pubblicamente e solennemente che il popolo della Sicilia intende rimanere fedele a Cristo e alla Chiesa.
Da parte Nostra, non vorremmo terminare questa Nostra Esortazione, senza avervi indicato brevemente in che modo il popolo della Sicilia rinsalderà la sua fedeltà a Cristo. Curate primieramente l’istruzione religiosa in tutte le età e in tutti i ceti sociali, in particolare tra la gioventù. Agli ammalianti sofismi degli avversari della Chiesa non vi è che da opporre la chiarezza della sua verità. Un popolo che non conosca quali siano i veri tesori, non saprà né conservarli né difenderli: si accorgerà dei perduti beni, quando ne sarà stato già depredato. Apprendete e approfondite la dottrina cristiana, voi, cui Iddio ha dato tanti egregi talenti d’ingegno, cosicché, per comune riconoscimento, la Sicilia fu sempre vivaio di uomini illustri per scienze ed arti. La fedeltà a Cristo si traduca inoltre nella frequenza assidua dei Sacramenti, che sono il sostegno della vita cristiana e delle virtù familiari e civiche. I vostri bei templi, monumenti del fervore degli avi, e taluni anche della indomita resistenza alla persecuzione, vibrino ancora del vivo palpito della fede operosa. Infine vi chiediamo di continuare ad essere gelosi custodi dei filiali vincoli, che sempre vi legarono a questa Sede Apostolica» (PIO XII Radiomessaggio al Congresso Mariano Regionale della Sicilia, 17 ottobre 1954).
Ritengo prezioso meditare su questa esortazione di papa Pacelli. Credo che ci possa aiutare per un serio e gioioso cammino di conversione e per una preparazione al Natale davvero gradita al Signore e alla sua e nostra Madre.
MARCELLO DE MAIO