All’inizio di questo nuovo anno è bene riflettere sul tempo. Vi propongo una riflessione o, meglio, una preghiera di un rabbino ucraino vissuto circa due secoli fa.
«Caro Dio, man mano che invecchio, che le ore si trasformano in giorni, i giorni in settimane, le settimane in mesi e i mesi in anni, fa’ che neanche un secondo del mio tempo sia sprecato e perduto. Fa’ che usi la vita pienamente per divenire la persona che sono destinato a essere. […] La vita ci rende tutti guerrieri. Per vincere, dobbiamo usare l’arma più potente. Quest’arma è la preghiera […] Quando preghi, apri il tuo cuore a Dio con onestà e franchezza come se parlassi al tuo migliore amico» (NACHMAN di Brazlav, 1772-1810, rabbì, maestro chassidico, Preghiere per gli alti e bassi della vita, Gribaudi).
Commenta monsignor Ravasi:
«L’elemento suggestivo che vorremmo sottolineare all’interno della preghiera citata è tutto in quella domanda: Fa’, o Signore, che divenga la persona che sono destinato a essere. C’è chi invoca salute e prosperità, c’è chi spera nel dono del successo e chi implora il benessere della famiglia. Ma la cosa più importante da chiedere a Dio è quella di essere sostenuto nel compiere pienamente la propria vocazione e missione. Altrimenti, se non sviluppiamo i nostri doni e non produciamo frutti, il mondo resta più povero, lo stesso progetto di salvezza voluto da Dio svela smagliature. La preghiera è, dunque, la forza che ci permette di lottare e sperare” (GIANFRANCO RAVASI, Mattutino, in Avvenire, 6-10-2001, p. 1).
MARCELLO DE MAIO