Certamente ricordate che lo scorso 25 marzo non abbiamo festeggiato l’Annunciazione, perché eravamo nella Settimana Santa. Questa solennità è stata spostata a oggi. Vi spedisco il commento di don Fabio.
«Annunciazione del Signore
Lc 1,26-38
L’arte pittorica che riguarda la Beata Vergine Maria ha sottolineato l’attimo che viene celebrato in questa solennità, quello in cui Maria dà il suo assenso all’opera di Dio in lei. È impressionante pensare che il Creatore del cielo e della terra e di tutte le cose visibili e invisibili stia fermo davanti al semaforo della libertà di una creatura, che gli può dire “Sì” o “No”.
Questo, in sé, è assai importante: non c’è amore senza libertà, e se noi non potessimo dire di “No” a Dio, neanche i nostri “Sì” avrebbero valore; sarebbero solo atti coatti.
Si può resistere all’opera di Dio. Si può contristare lo Spirito Santo. Si può rifiutare la grazia, Dio non la può imporre. L’Onnipotente spesso mendica un “Sì” libero dalla sua creatura. Dio è amore, e l’amore è forte come la morte ma impotente di fronte a un rifiuto.
Maria dice il suo “Sì”. In questa solennità vale la pena di carpire il suo segreto.
“Ecco la serva del Signore”. Maria sa chi è, parte dalla sua identità. Molta gente passa l’intera esistenza a chiedersi chi sia, Lei ha una risposta nitida: è una serva. E nata per servire. Questo è molto profondo: chiedilo a un disoccupato o a un anziano come ci si sente quando nessuno ha bisogno di te. Sentirsi inutili è amaro. Ma constatare di aver reso felice qualcuno ed essere stati utili a qualcuno dà gioia. La vera gioia è quella altrui, quella che vedi come frutto di un tuo atto. Quella gioia è meravigliosa. Maria ha capito il mistero della vita umana: siamo nati per amare, siamo nati per servire.
“Avvenga per me secondo la tua parola”. Il primo termine, in greco, è un verbo all’ottativo, un modo verbale greco. La funzione principale dell’ottativo è quella di esprimere desiderio, speranza in qualcosa.
Maria non esprime rassegnazione ma entusiasmo. Quando si dà l’assenso alla volontà di Dio non si paga una tassa, non si prende un fardello infelice che per dovere tocca portare. Quanto vittimismo nei cristiani che rimarcano la loro fatica, che parlano della volontà di Dio come di un carico gravoso. Una sorta di concessione a una divinità esigente …viene da pensare che a noi non interesserebbe essere assecondati di malavoglia, chi è che vuole ottenere le cose dagli altri come una forzatura? Dio, che è amore, no di certo. Dice Paolo: «Dio ama chi dona con gioia» (2Cor 9,7).
Questo è uno dei segreti di Maria: ha inteso che Dio non ha niente da chiedere ma solo da dare. Figuriamoci come starebbe messo se avesse qualcosa da prendere da noi, visto che tutto è già suo… Ogni chiamata alla volontà di Dio è una chiamata a ricevere mille volte di più di quanto possa sembrare di dare. La volontà di Dio non è il suo capriccio o la sua esigenza, ma è il sentiero della vita piena.
È l’idea che Maria ha di Dio che è azzeccata: il nostro è un Dio generoso, non un esattore. Un Padre» (FABIO ROSINI, Di Pasqua in Pasqua. Commenti al Vangelo domenicale dell’anno liturgico B, San Paolo, Cinisello Balsamo 2022, pp. 99-100).
Don Fabio ci aiuta comprendere bene che il valore massimo non è la libertà (anche se il “mondo” la pensa diversamente), ma l’amore, inteso cristianamente come dono di sé, come servizio. Soprattutto don Fabio ci aiuta a porci in modo corretto verso la volontà di Dio: non è l’imposizione di un fardello, non si tratta di obbedire in modo legalistico e formale a una norma, ma dobbiamo tener sempre presente che «Dio non ha niente da chiedere ma solo da dare. […] La volontà di Dio non è il suo capriccio o la sua esigenza, ma è il sentiero della vita piena».