Nei prossimi giorni, sempre guidati da Martini, vorrei passare a meditare su quello che mi pare l’episodio più drammatico della vita di Davide: il cap. 11 del Secondo Libro di Samuele (che magari potreste già iniziare a meditare). Vorrei però soffermarmi ancora su quanto abbiamo letto ieri su quella che giustamente viene definita “parentela spirituale”.
Mi sento obbligato a effettuare ancora due precisazioni. Il vero problema di tante parrocchie di un certo modo terribile di vivere il cristianesimo forse non è costituito neanche da rivalità e incomprensioni, ma da quello che definisco “legalismo individualista e gelo dell’indifferenza”. In un certo senso, io preferisco un ateo a chi va a Messa magari ogni settimana, ma con l’atteggiamento di “timbrare il cartellino”, senza pensare minimamente che dovremmo almeno tentare un minimo di vita fraterna e invece spesso non ci si conosce neanche. Ovviamente tutto ciò è aggravato dall’atteggiamento frequente di chi decide di non vivere assiduamente nessuna vita parrocchiale in particolare, ma di “girare” come detta il sentimento o la “devozione”. Probabilmente questo rischio di individualismo e di totale indifferenza è vinto dai movimenti, ma mi permetto una piccola osservazione. Forse all’interno dei movimenti c’è un rapporto più o meno intenso, ma col resto della comunità parrocchiale ci sono davvero relazioni evangeliche?
È bene anche tornare su ciò che diceva il Papa domenica scorsa a proposito del “tempio casa”. Io mi sento pietra viva del vero tempio? Cfr. 1 Pt 2,4-6.
Vi confido che stamattina ho avuto un dono immenso. Non so a quanti ritiri, esercizi, convegni, congressi e conferenze ho assistito dal 1981 in poi (anno in cui entrai in seminario), ma stamattina ho ascoltato una relazione sul giudice Livatino, che mi ha donato una luce che non so né definire né commentare. Il relatore, tra l’altro, ha insistito su come Dio incide e interviene nelle nostre vite (altro che caso o coincidenze!). Ci ha esortato a essere non solo credenti, ma credibili, e ha citato una delle frasi più grandi di san Paolo VI: «L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni» (Evangelii nuntiandi, 41).