Stasera vi spedisco un’altra preghiera. L’autore questa volta è un monaco cistercense francese del XII secolo. Egli ci mostra in modo semplice e profondo che cosa comporti fare esperienza della Risurrezione di Cristo.
«Sarai in grado di riconoscere che il tuo spirito è pienamente risorto in Cristo se potrai dire con intima convinzione: “Se Gesù vive, questo mi basta!”. Questa parola esprime davvero un attaccamento profondo e degno degli amici di Gesù. Com’è pura l’affezione che può dire: “Se Gesù vive, questo mi basta!”. Se egli vive, io vivo, perché la mia anima è sospesa a lui, di più, egli è la mia vita e tutto ciò di cui ho bisogno. Che cosa mi può infatti mancare, se Gesù vive? Anzi mi manchi pure tutto il resto, questo a me non importa, purché Gesù viva… Se a lui piacesse anche che io mancassi a me stesso, a me basta che egli viva, fosse pure per se stesso. Quando l’amore del Cristo assorbe così totalmente il cuore dell’uomo, al punto che egli si trascuri e dimentichi se stesso e sia sensibile solo a Gesù Cristo e a quello che concerne Gesù Cristo, allora soltanto la carità è perfetta in lui» (GUERRICO D’IGNY, Sermo in Pascha, I, 5 in Lectio divina per ogni giorno dell’anno, Queriniana, Brescia 2000, vol. 4, pp. 22-23).
Se qualcuno tende a scoraggiarsi vedendo il livello molto alto di questa spiritualità, voglio precisare che il cammino spirituale dev’essere caratterizzato da costanza e gradualità e soprattutto che occorre permettere alla Grazia di agire liberamente nel nostro cuore. All’Amore perfetto non si giunge con sforzi sovrumani, ma solo con umiltà, fiducia e gratitudine. Non contano tanto i nostri sforzi quanto saper accogliere il Dono. Auguro a me e a voi di detestare la mediocrità. Più ci faremo piccoli, più saliremo in alto.