Pensiero serale del 05-02-2024

bibbia

Stasera vi spedisco la terza e ultima parte delle riflessioni di padre Cantalamessa sulla lotta di Gesù contro il demonio. Come vi accennavo giovedì scorso, questa la ritengo la più interessante e utile per la nostra vita spirituale. Vi segnalo in particolare un racconto, forse poco noto, tratto dal capitolo 19 degli Atti degli Apostoli (vv. 13-16). Egli mette in evidenza come l’azione del demonio non si esprime solo nella possessione diabolica, ma anche in varie altre forme sulle quali occorre vigilare.
Talvolta si pensa a ricorrere a chissà quali benedizioni particolari. Non escludo la loro importanza, ma molto giustamente il teologo cappuccino, proprio alla fine delle sue riflessioni, sottolinea l’immensa efficacia dell’Eucaristia. Chi mi conosce sa che ritengo fondamentale la partecipazione quotidiana alla mensa eucaristica.

«Paolo VI ha riaffermato con forza la dottrina biblica e tradizionale intorno a questo “agente oscuro e nemico che è il demonio”. Scrive tra l’altro: “Il male non è più soltanto una deficienza, ma un’efficienza, un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore. Terribile realtà. Misteriosa e paurosa”. Anche in questo campo, tuttavia, la demitizzazione non è passata invano e senza portare anche frutti positivi. In passato si è spesso esagerato nel parlare del demonio, si è visto dove non era, si sono commessi molti torti e ingiustizie, con il pretesto di combatterlo; occorre molta discrezione e prudenza per non cadere precisamente nel gioco del nemico. Vedere il demonio dappertutto non è meno fuorviante che non vederlo da nessuna parte. Diceva Agostino: “Quando viene accusato, il diavolo ne gode. Addirittura, vuole che tu lo accusi, accetta volentieri ogni tua recriminazione, se questo serve a distoglierti dal fare la tua confessione!” (Sermoni, 20,2). Si capisce quindi la prudenza della Chiesa nello scoraggiare la pratica indiscriminata dell’esorcismo da parte di persone che non hanno ricevuto nessun mandato per esercitare questo ministero. Gli Atti degli apostoli ci riferiscono un episodio istruttivo a questo riguardo: “Alcuni esorcisti ambulanti giudei si provarono a invocare anch’essi il nome del Signore Gesù sopra quanti avevano spiriti cattivi, dicendo: ‘Vi scongiuro per quel Gesù che Paolo predica’… Ma lo spirito cattivo rispose loro: Conosco Gesù e so chi è Paolo, ma voi chi siete?” (Atti 19, 13-15).
I malcapitati dovettero, in quell’occasione, fuggire nudi e coperti di ferite per la violenta reazione dell’uomo che volevano liberare. Non parliamo poi di coloro che fanno dell’esorcismo una delle tante pratiche a pagamento, si vantano di togliere “fatture, malocchio, iella, negatività maligne su persone, case, negozi, attività commerciali” (tutte cose che si leggono nei reclami di queste attività, oggi fiorentissime). Stupisce come in una società come la nostra così attenta alle frodi commerciali e pronta a denunciare casi di millantato credito e abusi nell’esercizio della professione, si trovino tante persone disposte a bere panzane come queste.
Certo , la gerarchia della Chiesa non dovrebbe limitarsi solo a scoraggiare gli esorcismi facili; dovrebbe designare essa stessa, dovunque se ne manifesti la necessità, delle persone mature e preparate, anche psicologicamente, che continuino l’ufficio messianico di Gesù di scacciare i demoni. Anche quando non si tratta di veri possessioni diaboliche, vi sono persone che hanno bisogno di qualcuno che, in nome della compassione di Cristo, si prenda cura di loro, dopo che sono stati “scaricati” da tutti, medici e psicologi compresi. Prima ancora che Gesù, quel giorno nella sinagoga di Cafarnao, dicesse qualcosa, lo spirito immondo si sentì snidato e costretto a venire allo scoperto. Era la “santità” di Gesù che appariva “insostenibile” allo spirito immondo che per questo si mette a gridare: “Sappiamo chi sei: il santo di Dio!”. Il cristiano che vive in grazia ed è tempio dello Spirito Santo, porta in sé un po’ di questa santità di Cristo ed è proprio essa che opera, negli ambienti in cui vive, un silenzioso ed efficace esorcismo. Questo si realizza soprattutto nell’Eucaristia. “Il cristiano che torna dalla mensa eucaristica, diceva san Giovanni Crisostomo, somiglia a un leone che emette fiamme di fuoco dalla bocca; la sua vista è insopportabile al demonio”» (RANIERO CANTALAMESSA, Gettate le reti. Riflessioni sui Vangeli. Anno B, Piemme, Casale Monferrato, 2002, pp. 183-185).