Se nel giorno di Pasqua ho posto una serie di interrogativi, adesso preferisco darvi alcune preghiere. Il mistero della Pasqua è talmente alto che la ragione deve dare la precedenza all’adorazione, alla contemplazione, allo stupore, alla gratitudine. La preghiera, che stasera vi do, è scritta da una monaca benedettina, di cui forse vi ho già parlato e che ho avuto l’onore e la gioia di conoscere, Anna Maria Cànopi. Sono certo che questa preghiera ci aiuta a porci nell’atteggiamento adatto dinanzi al Risorto.
«Fa’, o Signore, che anche noi ci sentiamo chiamati, visti, conosciuti da te, che sei il Presente e possiamo così scoprire il valore unico della nostra esistenza in mezzo alla sterminata moltitudine delle altre creature.
Donaci un cuore umile, aperto e disponibile, per poterti incontrare e permetterti di porre su di noi il tuo sigillo divino, che è come una ferita profonda, un dolore e una gioia senza nome: la certezza di essere fatti per te, di appartenerti e di non poter desiderare altro che la comunione di vita con te, nostro unico Signore.
A te, in questo mattino di pasqua, ci vogliamo accostare con i piedi nudi della speranza, per toccarti con la mano vuota della povertà, per guardarti con gli occhi puri dell’amore e ascoltarti con le orecchie aperte della fede. E mentre, trepidanti, veniamo verso di te, invochiamo il tuo nome, che come musica e canto risuona nell’intimo del nostro cuore, dove lo Spirito con gemiti inesprimibili piange il nostro dolore e con dolcezza e forza ci sospinge sulle vie dell’amore» (ANNA M. CÀNOPI E COMUNITÀ DELL’ABBAZIA BENEDETTINA “MATER ECCLESIAE”, ISOLA SAN GIULIO, Oratio, in Lectio divina per ogni giorno dell’anno, Queriniana, Brescia 2000, vol. 4, pp. 21-22).