Pensiero serale 31-12-2024

Non mi è facile concludere l’anno con un pensiero sintetico. L’esperienza che sto facendo sempre più spesso è quella di rendermi conto che la mia vita (la vita di tutti!) è sovrastata dal mistero. Ciò che capiamo, ciò che vediamo è poca cosa rispetto al disegno di Dio, rispetto a ciò che Lui opera nella vita di ciascuno di noi e nel mondo intero. Auguro a ognuno di voi di progredire nell’umiltà, nella fiducia e nella speranza. Vi dono, come altre volte, una preghiera introdotta dal giornalista Maccioni.

Ecco anzitutto l’introduzione.

«Siamo alla fine di un altro anno, e più o meno tutti sono invogliati a fare un bilancio del cammino fatto. Il problema è che quasi sempre si finisce per porre l’accento sulle cose che sono andate male: un sogno fallito, la sofferenza di una persona cara, una relazione interrotta. Alla luce del Vangelo, invece, bisognerebbe imparare a vedere i segni di luce che rendono meno buio il procedere dei giorni, anche quelli in apparenza più neri. Ci aiutano, in questo, la profondità spirituale e il talento poetico del “venerabile” vescovo don Tonino Bello (1935-1993) proponendoci una nuova unità di misura del tempo, cioè la vicinanza al Padre buono. Perché falliamo e stiamo male quando ci allontaniamo dalla volontà di Dio mentre siamo felici nella misura in cui la realizziamo. Ecco allora perché anche un’apparente sconfitta può essere l’occasione per dire grazie» (RICCARDO MACCIONI, Saper dire grazie, anche delle sconfitte, in Avvenire, 30 dicembre 2024).

Ecco ora la parole di Tonino Bello su come giudicare l’anno che finisce.

«Eccoci, Signore, davanti a te. Col fiato grosso, dopo aver tanto camminato. Ma se ci sentiamo sfiniti, non è perché abbiamo percorso un lungo tragitto, o abbiamo coperto chi sa quali interminabili rettilinei. È perché, purtroppo, molti passi, li abbiamo consumati sulle viottole nostre, e non sulle tue: seguendo i tracciati involuti della nostra caparbietà faccendiera, e non le indicazioni della tua Parola; confidando sulla riuscita delle nostre estenuanti manovre, e non sui moduli semplici dell’abbandono fiducioso in te. Forse mai, come in questo crepuscolo dell’anno, sentiamo nostre le parole di Pietro: “Abbiamo faticato tutta la notte, e non abbiamo preso nulla”. Ad ogni modo, vogliamo ringraziarti ugualmente. Perché, facendoci contemplare la povertà del raccolto, ci aiuti a capire che senza di te, non possiamo far nulla. Ci agitiamo soltanto. Ma ci sono altri motivi, Signore, che, al termine dell’anno, esigono il nostro rendimento di grazie. Ti ringraziamo, Signore, perché ci conservi nel tuo amore. Perché continui ad avere fiducia in noi. Grazie, perché non solo ci sopporti, ma ci dai ad intendere che non sai fare a meno di noi. Grazie, Signore, perché non finisci di scommettere su di noi. Perché non ci avvilisci per le nostre inettitudini. Anzi, ci metti nell’anima un cosi vivo desiderio di ricupero, che già vediamo il nuovo anno come spazio della speranza e tempo propizio per sanare i nostri dissesti. Spogliaci, Signore, di ogni ombra di arroganza. Rivestici dei panni della misericordia e della dolcezza. Donaci un futuro gravido di grazia e di luce e di incontenibile amore per la vita. Aiutaci a spendere per te tutto quello che abbiamo e che siamo. E la Vergine tua Madre ci intenerisca il cuore. Fino alle lacrime» (Don TONINO BELLO).