Pensiero serale 31-08-2024

Molti anni fa lessi un’invocazione di Alessandro Pronzato che mi colpì talmente che davvero si è incisa nel mio cuore e nella mia mente: “Signore, fa’ che la morte mi trovi vivo”. Significa che io da vivo su questa terra posso essere in realtà già morto, se non sono unito a Gesù; viceversa, quando io morirò, dovrò essere vivo e continuare a vivere, perché, se sono unito a Gesù, che è la Vita (cfr. Gv 14,6), io vivo e vivrò in eterno.

Monsignor Aiello, nel commento alle letture della s. Messa di oggi, tratta questo tema e ci dona vari altri spunti importanti. È commovente il cenno al “cestino dell’asilo” (i miei coetanei lo ricorderanno) ed è prezioso il suggerimento che dà nel settore dedicato all’ “agire”.

 

«Lectio Divina

 

Vorrei morire vivo

 

Lettura

Continua il discorso di Paolo sulla Croce, cuore dell’annuncio cristiano. Spesso, portiamo il segno cristiano più come un ninnolo che come distintivo e, quando c’è un problema o qualcosa che ci tocchi sul vivo, preferiamo affidarci ad agenzie bancarie o scientifiche, che ci danno più sicurezza. Certo, il cristiano può e deve utilizzare tutti gli aiuti che la scienza e la tecnica offrono, ma la Salvezza è un’altra cosa, e per noi risiede solo nella Croce, da cui pende il Frutto più bello e più dolce della storia: Cristo Gesù. Pur super-accessoriato sul piano culturale e religioso, Paolo ha ritenuto tutto “spazzatura” pur di conquistare Cristo ed essere da Lui conquistato. Questa chiarezza è presente nella tua vita sul piano mentale, affettivo, concreto? Riesci a distinguere i salvatori di turno dall’unico, vero Salvatore?

 

Meditazione

Siamo appena tornati dalle vacanze e la parabola dei talenti ci riporta alla responsabilità della vita, del lavoro, delle relazioni, della fede, con la cura quotidiana che tutte queste dimensioni richiedono. Il tempo è un talento, lo è la vita, le opportunità che ci sono state offerte in passato e che, forse, sono sospese o chiuse in un “cassetto” che non apriamo da tempo. Dio non ci tratta da schiavi, ci affida in quota-parte il capitale del mondo e si aspetta che noi collaboriamo alla creazione e alla sua opera di salvezza. Abbiamo ricevuto doni diversi, smettiamo di pavoneggiarci o deprimerci guardando le vite degli altri: tu non dovrai rispondere del quoziente intellettivo di un altro o delle capacità musicali del tuo vicino di casa, ma solo della tua vita, con il cestino che, come quando andavamo all’asilo, ti è stato consegnato. Nello scorrere del tempo e delle stagioni della vita, nei posti di dirigenza o di semplice esecuzione, negli incontri e negli scontri, nella buona e nella cattiva sorte, devi utilizzare e potenziare quanto ti è stato posto tra le mani con fiducia. Non sempre andrà bene: le contrattazioni in borsa conoscono anche i crolli e i “venerdì neri”, le relazioni a volte filano come l’olio, altre volte bisogna andare a riprendere gli affetti facendo un lungo viaggio nello spazio o nel tempo; la fede stessa conosce stagioni soleggiate e nuvolose, e a volte hai la sensazione di perderla nel grande silenzio di Dio. Ma non devi darti per vinto. Se vuoi presentare alla fine un bilancio positivo a Colui che ti ha invitato a questa meravigliosa avventura che è la vita, devi avere il coraggio di ricominciare daccapo ogni giorno.

 

Preghiera:

Signore, vorrei essere trovato vivo dalla morte, ancora credente e innamorato, nonostante i graffi, i fallimenti e i tradimenti. Vorrei aver camminato a lungo, sempre e comunque, e presentarmi scalzo e con i piedi sanguinanti per dirti: “Signore, è stato bello!”.

 

Agire: 

Faccio un programma di vita (impegni, lavoro, preghiera, cura delle relazioni, riposo, gesti di gratuità) che mi aiuti a non perdermi, almeno fino a Natale» (AIELLO ARTURO, Vorrei morire vivo, in Messa meditazione 2024, luglio-agosto, pp. 448-449).