In questi ultimi giorni del mese di agosto ci lasciamo ancora aiutare da monsignor Aiello, che stasera ci fornisce vari spunti per una verifica serena e anche profonda. In questa settimana potremo meditare bene il capitolo XXIII del Vangelo secondo Matteo (con i duri rimproveri di Gesù ai farisei: mi sembrano un aiuto prezioso per la nostra crescita).
«Lectio Divina
Vitalità della fede
Lettura
Paolo Silvano e Timoteo, comunità apostolica scrivono alla Chiesa che vive a Tessalonica, augurando “grazia e pace”. Anche da lontano Paolo segue l’andamento della comunità, il fervore la fecondità, l’aggiungersi di nuovi fratelli. Ringrazia i Tessalonicesi e rende gloria a Dio per i progressi che hanno fatto nella fede e nell’amore reciproco. Paolo, da esperto, va subito a tastare la comunità su due aspetti centrali della fede cristiana: la fede e la carità.
Meditazione
Forse molti di noi ancora credono che si possa progredire nell’amore, ma pochi ritengono che possa esserci una crescita anche nella fede. Essa è una dimensione di vita che può crescere o decrescere. Per i più esperti si tratta di verificare la vita di preghiera in quantità e qualità, l’alternarsi di consolazioni e desolazioni spirituali, la presenza continua o alternata del ricordo di Gesù, la fedeltà alla Parola e ai Sacramenti, l’essere inseriti – in qualsiasi età della vita – in un itinerario di approfondimento con altre persone (catechesi), in un progressivo avvicinamento tra ciò che crediamo e quello che viviamo. Paolo aggiunge il parametro della “perseveranza della fede nelle persecuzioni e tribolazioni sopportate con amore”. Quando c’è poca o nessuna attenzione a questi parametri, la fede diventa asfittica, esile, poi necrotica fino a scomparire. Inoltre, quando da “un grande amore” (L. Marigo) la fede diventa un’organizzazione di feste e processioni, di certificati e diritti di precedenza, di precetti da assolvere e festività da santificare, si può cadere nello stato di “scribi e farisei ipocriti” deplorato dal Maestro nel vangelo di oggi. Che cosa rimprovera Gesù a loro e a noi? Di chiudere “il regno dei cieli davanti alla gente, di fatto non entrate voi, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare”. In pratica, “fanno da tappo”: stanno fermi sulla porta, non entrano e impediscono agli altri l’accesso. È una parola molto dura, la prendo tutta e vorrei che anche tu ne fossi messo in crisi. Di fatto, assistiamo ad un esodo dalla fede celebrata e vissuta, tanti escono, pochi entrano. Come mai? Forse abbiamo messo una serie di requisiti che scoraggiano e che noi stessi non osserviamo, abbiamo parlato molto degli atteggiamenti morali e poco dell’Amore di Dio, insistito tanto sulla Giustizia e poco sulla Misericordia. Se si accosta un giovane ai nostri gruppi ecclesiali, il responsabile o il parroco in persona, senza neppure degnarlo di uno sguardo, lo iscrivono alle Olimpiadi e non si accorgono che ha una gamba ingessata. Guai a noi se da “PR” della fede ci siamo ridotti a “fare da tappo”.
Preghiera:
Signore, donaci la consapevolezza d’aver sbagliato tutto senza scoraggiarci e aiutaci a rimetterci in cammino.
Agire:
Faccio giungere un messaggio di vicinanza a una coppia di amici in crisi, e raccomando loro di “non gettare il bambino con l’acqua sporca”» (AIELLO ARTURO, Vitalità della fede, in Messa meditazione 2024, luglio-agosto, pp. 417-418).