Stasera vi spedisco una meditazione che ci aiuta a comprendere meglio la festa di Cristo, Re dell’universo.
«Lettura:
Se la storia del mondo fosse un lungo film, complesso e contorto, la festa di oggi sarebbe una illustrazione della sua conclusione. Come se una persona entrasse nella sala, cinematografica e si trovasse a guardare la scena finale del film; poi magari se lo vede tutto alla successiva proiezione, ma intanto sa già come va a finire. Ecco, la celebrazione di oggi per noi cristiani è qualcosa di simile. Siamo invitati dalla Parola di Dio a contemplare il finale glorioso della storia umana. È un finale nel quale si contempla la vittoria definitiva del bene sul male, della vita sulla morte. E paradossalmente, in un giorno come questo, noi leggiamo un vangelo che ci dà da pensare: si tratta di un momento del processo a Gesù davanti a Pilato. La folla inferocita lo ha portato da Pilato che, per cercare di capire il furore della folla, chiede a Gesù: “Tu sei re?”.
Meditazione:
La domanda è motivata, perché Pilato non si spiega come mai, se questo è un re, si sia lasciato ridurre così, non si sia difeso, nessuno lo abbia aiutato, nemmeno i suoi amici più stretti. Dunque Pilato si domandava: “Ma che razza di re è questo?”. Ecco la festa di oggi: Gesù incatenato, sanguinante, con la corona di spine sulla testa è il nostro re ed è anche, dunque, il nostro giudice. “Dici questo da te o altri te lo hanno detto?”. Pilato certo prova non poco fastidio a vedersi interrogare da un condannato in quelle condizioni. Proviamo a riflettere: qual è il significato di questa immagine? Certamente non possiamo fare ricorso ai canoni terreni della regalità, ma dobbiamo ricordare che Gesù diventa re non facendo sfoggio di potenza, ma – se così possiamo dire – facendo sfoggio di amore. Di fronte a Gesù in croce noi restiamo letteralmente senza parole, e vien da dire: “O è un matto o è davvero un Dio, o è un folle oppure è veramente il Re, il Signore della storia, che mette in discussione tutti i signori del mondo”. Noi oggi contempliamo la conclusione della storia che è la vittoria di Cristo Re, vittoria della pace, della luce, della verità, della giustizia. Guai a oi se ci convinciamo che la giustizia non verrà mai, perché allora avremo commesso il peccato più grave che si possa commettere: credere che la Passione di Gesù sia stata inutile. Noi dobbiamo credere a Gesù, e come Lui e con Lui dobbiamo mettere in gioco tutta la nostra vita e seguirlo, fare come Lui, costi quello che costi, pronti a pagare qualunque prezzo. Far festa per Cristo Re vuol dire far festa per una vittoria che può tardare, ma che poi arriva. Il Risorto, e solo Lui, è il Signore della storia.
Preghiera:
Gesù mio, Re e Signore del mondo, aiutami a vivere nella complessità della storia con questa incrollabile certezza nel cuore: che tu hai vinto la morte, l’hai sconfitta una volta per tutte, e dunque affidando la mia vita a te e alla tua Parola, sono sicuro di giungere alla meta.
Agire:
Mi soffermerò a rileggere e la meditare in silenzio il brano del Vangelo» (MANSI LUIGI, Tu lo dici: Io sono Re, in Messa meditazione 2024, novembre-dicembre, pp. 202-203).
In questa domenica non è certo sufficiente meditare i tre brani biblici, ma ci è donata un’occasione preziosa per meditare sulla regalità di Cristo e di conseguenza su chi è veramente Gesù e poi anche sul senso e sulla meta della storia, sul perché di tanto male e sofferenza nel mondo, nella vita di ciascun uomo.
Dobbiamo chiederci se davvero diciamo con sincerità nel “Padre nostro”: “Venga il tuo regno”. Collaboro davvero nella mia vita quotidiana per l’avvento del regno di Cristo servendo e amando come Lui e in Lui? Mi rendo conto che il mio peccato è il rifiuto di tale regalità?
Ho capito che la mentalità comune rifiuta il sacrificio e che invece senza sacrificio la mia vita è davvero un fallimento?