Domani si conclude l’anno liturgico con la festa di Cristo, Re dell’universo. Non è proprio una festa facile da comprendere sia perché Gesù sembra un re a dir poco debole sia perché dinanzi al male che pare aumentare ogni giorno la sua regalità non si dimostra proprio del tutto efficace (almeno per chi non ha fede). Eppure, dinanzi alla sua regalità siamo chiamati a verificare le nostre virtù teologali. Io continuo davvero a credere e a sperare anche dinanzi a questo re crocifisso “scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani” (1 Cor 1, 23)? Vi invito a meditare il primo capitolo di questa Lettera, dal v. 18 al v. 31.
Per prepararci a questa festa così importante vi spedisco una preghiera scritta dallo stesso autore della preghiera di ieri.
«Ti benedico, o Gesù, e con viva riconoscenza ti acclamo mio Re e Signore. Ti chiedo perdono per la mia debolezza, e per la scarsa capacità di amarti. Resto confuso davanti alla grandezza del tuo amore e della tua misericordia. Ti fai condannare a morte, pur di restare sempre con noi. Insultato, odiato, respinto come scellerato, ami i tuoi crocifissori, fai loro del bene e li benedici.
Sopporti i dolori più atroci, anzi sei disposto a subirne anche di maggiori, pur di testimoniare fino in fondo la misericordia di Dio e donare a tutti la pienezza della vita. O Gesù, testimone fedele della verità, aiutami a rispondere con la fede e con la fedeltà al tuo amore. Vorrei che questa verità fosse la luce che illumina sempre il mio cammino e la gloria della mia vita. Io, o Gesù, aspiro non solo a conoscerla, ma anche a servirla con il cuore e con lo spirito, a dedicarle le mie capacità e il mio entusiasmo» (CANIO CALITRI, La Parola si fa preghiera, in Nel giorno del Signore, 25-11-2018).
Sono consapevole che ogni battezzato partecipa di Gesù profeta, sacerdote e anche re? Vivo tale regalità nella carità, nel servizio concreto?
Vi invito a continuare a pregare per le numerose persone che soffrono e contano sulla nostra solidarietà.