Il brano del Vangelo di oggi (Lc 12,13-21) lo vedo molto collegato col Vangelo di domenica 13 ottobre (Mc 10,17-30). Come quel ricco, anche il protagonista del Vangelo di oggi non commette peccati, non viene detto che ha guadagnato in modo disonesto, anzi è un uomo laborioso. Davvero c’è molto da riflettere. C’è un bel collegamento anche con il Vangelo di ieri (Mc 10,35-45). I dodici Apostoli hanno certamente un elemento in comune: il desiderio di realizzarsi, purtroppo in totale contrasto con la mentalità evangelica. Può essere utile meditare il commento di padre Špidlík.
«La gente conserva i dollari americani per usarli quando viaggia in posti dove la moneta del proprio paese ha poco valore. È gente che ha la fortuna di viaggiare. Ma tutti dobbiamo fare un grande viaggio oltre i confini del mondo, dopo la morte. Quale valuta ci servirà? Gli antichi greci mettevano nella bocca del morto una moneta per pagare il traghetto con cui avrebbe passato il fiume che lo separava dal regno dei morti. I popoli primitivi mettevano del cibo nella tomba perché il morto non soffrisse la fame. Usanze che ci sembrano ridicole, ma nate da un’esperienza comune: nessuno porta i suoi beni nell’aldilà. San Giovanni Crisostomo diceva: nell’eternità vale una sola moneta, la carità. Cerchiamo perciò di scambiare al più presto i nostri beni in questa valuta, diamo i nostri soldi ai poveri e troveremo un tesoro nel cielo. Conclude Crisostomo: alla fine l’uomo si porterà di là solo quello che ha regalato al prossimo, il suo tesoro nel cielo» (TOMÁŠ ŠPIDLÍK, Il Vangelo di ogni giorno, Lipa, Roma 2001, vol. IV, pp. 154-155).