Oggi, ricordando san Matteo, non possiamo non meditare sulla misericordia del Signore. Io, collegandomi ancora col Vangelo di giovedì scorso (Lc 7,36-50), vi spedisco una riflessione di papa Roncalli.
«Sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato.
La misericordia del Signore? È vero non abbandona i suoi. Ai suoi fedeli Gesù ripete il suggerimento di non dimenticare la preghiera quotidiana: rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori; questa disposizione al perdono però non significa per nulla che sia permesso impunemente continuare nelle nostre offese a Dio ed alla sua legge santa, e che noi possiamo quindi riposare sui nostri peccati e sulle nostre miserie. I peccati non devono essere nostri amici: li dobbiamo evitare. Lo sforzo di arrestare i vizi e di battersi con i diavoli e con gli spiriti tentatori è il primo segno della nostra spirituale resurrezione sul tipo di quella di Cristo. L’altro segno, il più splendente, è l’impegno di ascendere sempre nella ricerca della rassomiglianza con Cristo, col Cristo Rabbi, col Cristo paziente, col Cristo “fonte di vita e di santità”: col Cristo trionfatore.
La vita di tutti i secoli ha bisogno di grande perdono: tanto in riferimento alla condotta delle singole anime, quanto a quella delle famiglie e dei popoli. Noi chiediamo il perdono al Signore, come Gesù ci ha insegnato a chiederlo nella grande petizione del Pater noster» (Giovanni XXIII, Il Giornale dell’anima e altri scritti di pietà; Udienza generale 2 agosto 1961).
Ritengo preziose e attualissime queste parole, perché oggi purtroppo la misericordia del Signore è spesso male interpretata e, di conseguenza, si tende a minimizzare la serietà del peccato.
Affido alla vostra carità e alla vostra preghiera due persone che hanno seri problemi di salute.