Pensiero serale 21-03-2025

Anche stasera vi propongo il commento di padre Vanhoye alle letture della s. Messa (Gen 37; Mt 21,33-46).«Nelle due letture di oggi ascoltiamo lo stesso grido: “Uccidiamolo!”. Nella prima lettura, i fratelli di Giuseppe, quando lo vedono arrivare, si dicono l’un l’altro: “Eccolo! E arrivato il signore dei sogni! Orsù, uccidiamolo!”. E nella parabola evangelica i vignaioli, quando vedono venire il figlio del padrone, dicono tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo!”.Questa parabola evangelica ci fa pensare alle sofferenze del cuore di Gesù il quale realmente è stato ucciso, per invidia, come ci dice il racconto marciano della passione (cf. Mc 15,10). L’invidia è il movente anche delle ostilità contro Giuseppe e contro il figlio del padrone nella parabola.I sogni di Giuseppe erano una predizione del suo futuro: un futuro che avrebbe recato il bene non soltanto a lui, ma anche a tutto il suo popolo. I suoi fratelli però non l`hanno capito e hanno fatto di tutto per impedire che tali sogni, che in un certo senso erano segni divini, si realizzassero. Così hanno agito anche i capi della sinagoga nei confronti di Gesù, essendo invidiosi della sua influenza sul popolo e temendo di perdere il loro potere.L’invidia è uno dei sentimenti che feriscono più profondamente il cuore dell’uomo, specialmente quando è immotivata. I capi della sinagoga non avevano nessun motivo per invidiare Gesù che faceva soltanto del bene a tutti. Ma il cuore umano è cosi malvagio da provare invidia verso i buoni soltanto perché sono buoni Ce lo dice Giovanni nella sua Prima lettera, a proposito di Caino e di Abele: “Per qual motivo Caino uccise Abele? Perché le sue erano malvagie, mentre quelle di suo fratello erano giuste” (1 Gv 3,12).Nella vicenda di Giuseppe, l’invidia dei fratelli viene sconfitta in modo stupendo: in Egitto, egli non si è vendicato di loro e li ha puniti, ma li ha perdonati e li ha salvati. Così Giuseppe ha riconosciuto nel suo esilio e nelle sue tribolazioni la preparazione voluta da Dio perché egli potesse salvare i suoi fratelli e tutto il popolo dalla carestia. Anche Gesù ha vinto l’invidia accettando di essere condannato a morte come l’ultimo tra tutti gli uomini. Davvero, quando lo contempliamo sulla croce, non possiamo pensare che egli susciti l’invidia di qualcuno! Mettendosi all’ultimo posto, facendosi condannare assieme a due malfattori, egli ha dimostrato che il potere che gli è stato promesso dal Padre è un potere non di dominio, ma di amore e di servizio per tutti gli uomini. Ma proprio mettendosi all’ultimo posto, egli è diventato il primo: “La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo›” (Sal 118,22). Così il piano di Dio si realizza, nonostante la malvagità e l’invidia degli uomini.Chiediamo al Signore di togliere dal nostro cuore ogni sentimento di invidia e di cattiveria e di darci la mitezza e l’umiltà di cuore proprie di Gesù, per poter metterci con lui al servizio di tutti i nostri fratelli» (VANHOYE ALBERT, Il pane quotidiano della Parola, volume I – Tempi forti, Edizioni AdP, Roma 2014, pp. 109-110).Invito ognuno a meditare sul terribile vizio dell’invidia nel duplice senso: io talvolta ho invidiato (o invidio, anche attualmente) qualcuno? Se qualcuno mi invidia come reagisco? Vanhoye parla anche del “potere” di Gesù. In che senso Gesù aveva – o, meglio – ha il potere? Credo che sia bene riflettere sulla pena a cui, secondo Dante (Canto XIII del Purgatorio) gli invidiosi sono condannati: occhi cuciti con fili di ferro. Domani conto di tornare su questo argomento molto importante.