Pensiero serale 20-02-2025

Quest’anno la Quaresima inizierà piuttosto tardi, ma il brano del Vangelo di oggi (Mc 8,27-33) in qualche modo già ci introduce in modo molto intenso nel mistero pasquale. È narrato il confronto forte e aspro tra Gesù e Pietro sulla vera identità di Gesù e sul compito del Messia. È un tema delicato e centrale, che in un certo senso percorre tutta la Bibbia. È quanto mai opportuno perciò lasciarci guidare ancora da un eccellente biblista come il cardinale Vanhoye.

«Il Vangelo di oggi ci mostra un contrasto significativo: Pietro, ispirato dal Padre, riconosce in Gesù il Messia, l’eletto di Dio; ma subito dopo si oppone ai disegni divini e si mette a rimproverare Gesù che annuncia il suo destino di sofferenza e di morte. Allora Gesù stesso lo deve rimproverare severamente, dicendogli: “Va dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”.
Com’è difficile per noi rimanere sempre nella luce di Dio! Certamente Pietro, contento di aver saputo riconoscere Gesù come il Messia e sicuro di aver agito così per ispirazione divina, crede ormai di poter continuare a ragionare sotto questa ispirazione e di opporsi a quanto Gesù sta annunciando.
Ed effettivamente nella Bibbia si possono trovare molti argomenti per opporsi al tipo di Messia che Gesù presenta qui, non è difficile dimostrare che esso non può rientrare nei piani di Dio.
Un esempio è dato proprio dalla prima lettura di oggi. In essa si racconta l’episodio dell’alleanza di Dio con Noè, in cui il Signore impedisce espressamente di versare il sangue dell’uomo, dicendo: “Domanderò conto della vita dell’uomo all’uomo, a ognuno di suo fratello”. Quindi da questo episodio si può concludere che non è volontà di Dio neppure che Gesù venga ucciso.
D’altra parte, nell’antico Testamento ci sono anche tante profezie che presentano il Messia come colui che trionferà su tutti i suoi nemici, che sarà glorioso e regnerà per sempre. La prima promessa messianica non parla di sofferenza e di morte, ma annuncia che Dio darà a Davide un successore, un figlio che Dio stabilirà sul suo trono e che “regnerà per sempre” (cf. 2 Sam 7,8-17).
A Pietro quindi non mancavano argomenti per far osservare a Gesù che la sua prospettiva non rientrava nel disegno divino: che il Figlio dell’uomo debba molto soffrire, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi e venire ucciso, non è conforme apparentemente alla volontà di Dio.
Ma Gesù è completamente docile al disegno di Dio e sa scegliere nelle Scritture ciò che corrisponde ad esso. Perciò dichiara che il Messia deve soffrire. Il quarto canto del Servo del Signore, infatti, annuncia che il Messia deve prima essere umiliato e poi glorificato (cf. Is 52,13-53,2). E tutte le figure di Gesù nell’Antico Testamento, come Abele, Mosè e Giuseppe, dimostrano che il disegno di Dio comprende anche la morte della persona scelta dal Signore. Dio non vuole per suo Figlio il tradimento, la passione e la morte, ma prende il mondo così com’è e, poiché il cuore dell’uomo è cattivo, decide di trionfare sul male assumendolo e trasformandolo con la forza dell’amore. Per questo Gesù può dire a Pietro: “Tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”.
Anche a noi può capitare quello che è avvenuto a Pietro, cioè di partire da una luce che proviene da Dio e di giungere a prospettive semplicemente umane. Talvolta ci capita, leggendo la Scrittura, di avere una illuminazione divina, o di avere nella preghiera una particolare ispirazione divina, e questa è una cosa molto bella per noi; ma poi, credendo di rimanere fedeli a tale ispirazione, vi aggiungiamo ragionamenti umani, che alla fine snaturano l’ispirazione stessa.
Persone spirituali, come sant’Ignazio di Loyola, insegnano che, anche nel caso di ispirazioni soprannaturali, bisogna distinguere bene tra ciò che viene immediatamente da Dio e ciò che la nostra psicologia o il nostro ragionamento vi aggiunge. Dobbiamo rimanere completamente docili a Dio e fare attenzione a non aggiungere considerazioni umane alle ispirazioni di Dio» (VANHOYE ALBERT, Il pane quotidiano della Parola, volume II – Tempo ordinario/1, Edizioni AdP, Roma 2015, pp. 117-118).

Credo che tra i vari punti su cui riflettere molto importante è il seguente: anche quando faccio esperienza della luce, che Dio mi dà, non devo mai cadere nella superbia o nella superficialità fino a presumere che tutto ciò che penserò in futuro sarà caratterizzato dall’infallibilità o dall’onniscienza. Purtroppo il demonio sa bene come confonderci. Ecco l’importanza di lasciarsi guidare umilmente da un sapiente padre spirituale.