Alcune settimane fa ho ricevuto la preghiera che vi spedisco stasera. Mi sembra che esprima una grande sofferenza. Dinanzi ai drammi, che travagliano i cuori delle persone, noi siamo chiamati a essere veri testimoni di speranza e di carità.
«Bambino Gesù, nella tua grotta dove hai nascosto la tua divinità, nella quale annuncerai al mondo quello che TU citando Isaia hai chiamato Anno di Grazia, il nostro cuore ritrova la sua grotta d’amore, il palpito del Giubileo. Esso arrivi come riverbero di luce dove è crepuscolo o tenebra, ove l’uomo cammina senza cercare i tuoi occhi e inciampa nell’ombra del proprio io, delle sue annaspanti certezze. Arrivi ai muri innalzati contro il perdono. Nelle catene del cuore. Nelle fredde corsie del dolore. Nei pozzi della solitudine dei malati di mente. Tu conosci la strada per fare entrare il tuo Giubileo in quella loro clessidra incagliata, in quel loro angolo di mondo in cui tutte le umane enciclopedie sono scadute. Tu, migrante dal Cielo sulla terra, proteggi i fratelli migranti sulla strada del mare verso braccia che accolgano, verso un Giubileo di speranza. Bambino Gesù, figlio di Dio diventato fragile creatura nel grembo di una madre, ricorda ai signori della guerra di essere stati tutti fratelli nel grembo di una madre, affinché il rumore delle armi si spenga nel canto del Giubileo. E nel cuore dei giovani, turbati spettatori della logica della guerra e delle ingiustizie e della fame nel mondo, in questa notte santa, risuonino le parole di Santa Caterina da Siena: “Se sarete quello che dovete essere, darete fuoco al mondo intero”. Con la tua luce potente disarma la mano violenta dell’uomo che invece di aprirsi a un gesto d’amore si chiude in un pugno che uccide. Brucia i fili spinati che recintano l’odio nelle coscienze blindate di quanti non conoscono il rumore del silenzio e il colore delle lacrime delle donne. Arrivi la tua carezza a quella madre senza più lacrime, pietrificata fontana, che cerca il figlio tra le macerie, il cielo nei suoi occhi, il vento tra i capelli.
Benedici le mani tremanti dei vecchi, scheletriche croci innalzate a preghiera, in quei loro tramonti, nostalgie d’Infinito. Bambino Gesù, nei Paesi dove non c’è la pace ti cercano tanti bambini, inviolabili altari violati dalla violenza dell’uomo. Orfani di sorriso e di sogno. Sotto un cielo sporco di polvere, di fumo e bagliori delle bombe, dove bestemmia la guerra, essi rivogliono cieli di aquiloni, la luna che trema su palpito di mare, occhi di stelle che riaccendono il sorriso, in questa tua notte di luce, Bambino Gesù, e camminando nel cielo indicano al mondo la strada seguita dai pastori e re Magi verso Betlemme, la strada del più grande ed eterno Giubileo della Storia».
È molto bella la frase di santa Caterina.
Ho notato che anche in questa preghiera c’è un forte riferimento al perdono.