Come già altre volte, vi spedisco un pensiero presentato da Riccardo Maccioni. Il tema è particolarmente caro all’autentica spiritualità evangelica e ne è luminosa testimone s. Teresa di Gesù Bambino: la piccolezza.
Ecco l’introduzione di Maccioni.
«Tra i tanti insegnamenti controcorrente che ci vengono dal Vangelo uno dei più originali, e per certi versi rivoluzionari, riguarda la grandezza. Cioè il Signore ci insegna che la via privilegiata per essere grandi agli occhi di Dio è farsi piccoli. Che non significa falsa modestia ma rinunciare al proprio narcisismo, svuotarsi il più possibile della propria rivendicata autosufficienza per lasciare spazio all’amore di Dio, in modo da lasciarsene guidare. Ma “diventare piccoli” è anche sinonimo di libertà. Pensiamo ai bambini: dicono quello che sentono dentro perché hanno il cuore leggero, senza inutili vincoli, così da poter più facilmente volare in alto. Lo ricorda in questa breve meditazione spirituale don Luigi Pozzoli (morto nel 2011 a 79 anni), per oltre vent’anni parroco di Santa Maria del Paradiso a Milano nonché autore di tanti fortunati volumi, tra cui appunto “Elogio della piccolezza”» (RICCARDO MACCIONI, Lunedì dello spirito. “Farsi piccoli” è libertà, in Avvenire, 18-11-2024).
Ecco ora il testo di Pozzoli:
«Dio non vuole gente che abbia delle virtù, ma fanciulli che egli possa prendere come si solleva un bambino, in un momento, perché è leggero e ha grandi occhi; non è una santità a basso prezzo, ma una “piccola via”, per collegare la santità allo spirito d’infanzia evangelico, che è spirito di semplicità, di fiducia, di abbandono incondizionato alle iniziative di Dio. C’è un complotto dei “grandi” contro l’infanzia forse? Basta leggere il vangelo per rendersene conto. Leggeri, come quella lunga schiera di piccoli che attraversano la storia senza che la storia parli di essi: sono uomini e donne che hanno nel cuore le parole della leggerezza, che sono capaci di solitudine e silenzio, che sono guariti da ogni smania di apparire e da ogni pretesa di sapere. Ancora la domanda: perché Dio si è convertito al fascino della piccolezza? Perché la piccolezza è libertà. Chi è evangelicamente piccolo, non solo è leggero, ma anche libero. È il bambino che può dire tutto quello che vuole, non l’adulto. Potremmo dire: i bambini sono “pericolosi” perché non hanno il buon senso di tenersi per sé la verità. Allo stesso modo i piccoli del vangelo sono le persone più libere. E si potrebbe facilmente dimostrare che le persone grandi e “pesanti”, attaccate al potere e alle cose, non sono libere. Nessuno è più libero di Gesù, perché nessuno è più povero di lui. È povero di beni, è povero di legami familiari, è povero di successi umani. Per questo, non avendo nulla da difendere è libero anche di fronte alla morte».
Mi sono chiesto più volte perché è così importante la piccolezza. Mi sono dato varie risposte: perché senza umiltà non sapremo mai accogliere il Salvatore, non ammetteremo mai di aver bisogno di essere guariti, salvati, redenti.
Credo che sia importante riconoscersi piccoli non solo quando ci troviamo in difficoltà o magari dopo aver commesso peccati gravi, ma sempre.
Infine, credo che sia la vera strada per la felicità: chi non è “piccolo” è ansioso, si preoccupa sempre, presume che tutto dipenda da lui. Solo chi è umile non giudica gli altri, si fida del disegno di Dio, accetta difficoltà e oscurità e si lascia guidare da Lui, dove vuole Lui e come vuole Lui.