Pensiero serale 19-08-2024

Stasera continuo ancora la riflessione sul brano del Vangelo di venerdì scorso e così passiamo alla “Contemplatio”.

 

«Noi ti lodiamo e ti ringraziamo con tutte le nostre forze per avere creato l’uomo e la donna con doni diversi, per aver disposto che tutti vivessero il patto di amore con te: alcuni nel matrimonio, altri nel celibato. A ciascuno dai una grazia secondo la misura del dono di Cristo: sposati o celibi, siamo tutti dentro un unico e medesimo amore, tutti una sola e medesima umanità, tutti portatori di doni diversi, tutti chiamati a vivere nell’amore e a testimoniarlo.

Per un tuo dono d’amore e secondo la tua volontà, l’uomo e la donna si uniscono fino a formare un corpo e un’anima sola, obbediscono al precetto dell’amore e, vivendo nella fedeltà reciproca, testimoniano l’amore di Cristo con la chiesa. Essi così diventano vangelo per il mondo e collaboratori per la crescita oggi del tuo regno.

Per tuo dono d’amore e secondo la tua volontà, uomini e donne accolgono di vivere nel celibato per testimoniare che tu sei l’unico amore che sollecita a servire i fratelli nelle mille forme che solo tu sai inventare; attraverso di loro annunci che il tuo regno già viene e deve ancora venire. Per tuo dono d’amore e secondo la tua volontà tutti viviamo nell’attesa della patria futura, quando tutti saremo davanti a te come angeli del cielo» (VENTURI GIANFRANCO, Commento alle letture della XIX settimana. Contemplatio, in Lectio divina per ogni giorno dell’anno, Queriniana, Brescia 2000, vol. 7, p. 82).

 

È una preghiera di lode e di ringraziamento. È bello vedere che celibato e matrimonio non si contrappongono (tanti cosiddetti cattolici non hanno stima del celibato sacerdotale). Anzi, la contrapposizione non è tra chi si sposa e chi no, ma tra chi vive per il Signore e chi vive chiuso nel proprio egoismo (vi segnalo Gv 6,57 nel Vangelo di ieri). 

Non mi stancherò mai di dire che la vera tragedia della Chiesa è costituita da una grande quantità di persone che si sposano ancora in Chiesa, ma non cercano la santità nel matrimonio e non vivono un alto ministero coniugale a partire dal sacramento del matrimonio.