Nelle settimane scorse vi ho già presentato alcune preghiere introdotte dal giornalista e scrittore Riccardo Maccioni. La preghiera di oggi è particolarmente luminosa. L’introduzione donataci da Maccioni mi ha indotto a riflettere sul rapporto tra natura e Grazia. Credo che poche realtà siano importanti come l’amicizia e penso che non ci sia amicizia senza la fiducia. Tutto ciò in qualche modo ci introduce alla relazione col Signore, caratterizzata appunto dalla fiducia. Forse non tutti saranno d’accordo, ma io sono certo che, anche se una persona vive il buio e la croce di forti delusioni e solitudine, può e deve fare esperienza di stupenda amicizia con Colui che non tradisce e non delude mai.
Ecco la premessa di Maccioni.
«Uno dei sentimenti chiave per vivere una vita felice è la fiducia. Certo, questo comporta che la delusione sia costantemente dietro l’angolo, assumendo il volto di chi tradisce le nostre aspettative. Ma capita anche di fidarsi delle persone giuste, che ci circondano di sincero affetto. E allora la nostra esistenza ha una marcia in più, perché sappiamo che nei momenti del bisogno ci sarà un’amica, un amico pronti ad ascoltarci e a prenderci per mano, così che possiamo uscire dal buio e ritrovare la strada di casa. La regola vale naturalmente anche per la vita dello spirito e si gioca attorno alla fiducia in Dio. Ce ne offre una drammatica e insieme tenerissima prova questa preghiera di Etty Hillesum (1913-1943) la giovane scrittrice olandese di origine ebraica uccisa dall’odio nazista nel campo di sterminio di Auschwitz. Le pagine del suo Diario sono tra le testimonianze più alte arrivateci dall’orrore della Shoah» (RICCARDO MACCIONI, Lunedì dello spirito. La preghiera: prendimi per mano, ti seguirò, in Avvenire, 17 giugno 2024).
Ecco ora la preghiera di Etty Hillesum.
«Mio Dio, prendimi per mano, ti seguirò, non farò troppa resistenza. Non mi sottrarrò a nessuna delle cose che mi verranno addosso in questa vita, cercherò di accettare tutto e nel modo migliore, ma concedimi, di tanto in tanto, un breve momento di pace. Non penserò più, nella mia ingenuità, che un simile momento debba durare in eterno, saprò anche accettare l’irrequietezza e la lotta. Il calore e la sicurezza mi piacciono, ma non mi ribellerò se mi toccherà stare al freddo, purché tu mi tenga per mano. Andrò dappertutto, allora, e cercherò di non aver paura. E dovunque mi troverò, io cercherò d’irraggiare un po’ di quell’amore, di quel vero amore per gli uomini che mi porto dentro».
Una piccola domanda finale. Spero che cogliate l’elemento in comune col pensiero di ieri.