Dopo aver meditato alcune riflessioni su s. Teresa stasera passiamo a un commento di s. Teresa proprio sull’episodio di Betania (cfr. Lc 10,38-42). Sono poche parole, ma tanto preziose. Auguro a ognuno di trarne grande frutto.
«Penso, Signore, talvolta, ai lamenti di quella santa donna di nome Marta. Non era solo di sua sorella che si lamentava. Anzi sono persuasa che il suo dispiacere più grande fosse nel sembrarle che tu, Signore, non ti curavi delle sue fatiche e poco ti importava di vedertela vicina. Può essere che si credesse meno benvoluta della sua sorella. E questo dovette angustiarla di più che non la fatica di servire te, che tanto ella amava, perché 1’amore cambia in diletto anche la fatica. Ciò appare dal fatto che a sua sorella non disse nulla. Di te solo si lamentò, Signore. L’amore le dette l’ardire di domandare perché non ti curavi anche di lei. E che il suo lamento provenisse da questo, lo prova pure la risposta che tu le hai dato: cioè, che solo l’amore dà valore alle opere, e che l’unica cosa necessaria è che l’amore sia così forte che niente venga a soffocarlo» (TERESA D’AVILA).
Tra gli altri mi pare che emergono due punti.
Marta temeva di non esser voluta bene da Gesù. Ecco io credo che questo sia il vero motore della nostra vita spirituale: la certezza di essere amati da Lui, la sicurezza totale che non dobbiamo meritare il suo Amore. Certo, dobbiamo rispondere al suo Amore, ma lui non ci ama in base ai nostri meriti. Il medico non cura il malato perché il paziente lo merita.
Il secondo punto forse è ancora più importante. “L’amore cambia in diletto anche la fatica”. Se sento forte la fatica (e magari penso di fermarmi, di desistere dal compito affidatomi), è comprensibile, ma forse sta calando in me l’amore. Infatti, è l’Amore, cioè Dio, l’unione con Lui che rende addirittura gioiosa la fatica.