Il pensiero di stasera è forse più lungo del solito, ma non mi sembra difficile e soprattutto lo ritengo molto utile e illuminante per la nostra vita. Siamo aiutati a capire un argomento molto misterioso: il comportamento di Dio, in particolare la sua “strategia” dinanzi al male, al peccato, alla ribellione”. Ecco il grande interrogativo: come si realizza l’intervento di Dio nella storia? A noi non è dato capire tutto, né ovviamente Dio ci deve rendere conto, ma dall’esegeta, cardinale Vanhoye siamo accompagnati quasi per mano a vedere il confronto di Dio con il male. A me sembra evidente che così consideriamo anche il grande tema di questo Giubileo, cioè la speranza. Il commento, che vi do stasera, collega in modo molto sapiente la Prima Lettura (Gen 6,5-8; 7,1-5.10) e il Vangelo (Mc 8,14-21).
«Oggi la liturgia ci presenta l’inizio del racconto del diluvio e la grande tristezza che Dio prova per la malvagità degli uomini. Il Signore è talmente addolorato che pensa di cancellare dalla faccia della terra l’uomo che egli stesso ha creato. Ma nello stesso tempo pensa anche a un rimedio. Il testo dice che Noè trova grazia agli occhi del Signore e riceve da lui l’incarico di costruire l’arca della salvezza.
Questo racconto, come tanti altri dell’Antico Testamento, prefigura la storia di Gesù. In esso possiamo riconoscere la tattica che Dio adotta generalmente: per rimediare al male universale, si serve di mezzi umili e quasi insignificanti – in questo caso, di un solo uomo, Noè, e di un’arca – e da essi fa sorgere un nuovo inizio.
Lo stesso avviene in tanti altri episodi nell’Antico Testamento. Tra tutte le nazioni Dio sceglie un piccolo popolo, il popolo d’Israele, che non è ancora formato, per far derivare da esso la salvezza di tutto il mondo. Poi però questo popolo diventa cattivo, e allora Dio lo abbandona; tuttavia ne preserva una piccola parte, il regno di Giuda. E quando anch’esso diventa infedele, Dio lo punisce mettendolo nelle mani degli Assiri e abbandonandolo all’esilio e alla schiavitù. Ma anche tra questi ebrei esiliati Dio sceglie alcuni giusti, che costituiscono l’inizio di un popolo nuovo, premessa della salvezza universale. Da questi giusti, infatti, egli farà nascere il suo Figlio.
Questa tattica divina continua a manifestarsi fino al punto estremo, che è la passione di Gesù. In questa circostanza, infatti, tutto è diventato cattivo, e Gesù stesso è come sommerso dal male universale. Egli prende sulle sue spalle il peccato di tutto il mondo e deve scontarlo con la morte. Ma il suo cuore rimane fedele a Dio. Ed è con questo “piccolo resto” – il cuore di Gesù – che Dio salva tutti gli uomini. La manifestazione definitiva della salvezza concessa da Dio agli uomini è allora la risurrezione di Gesù.
Nel Vangelo troviamo un’allusione a questa tattica divina. Gli apostoli sono preoccupati, perché pensano di non avere pane a sufficienza, e Gesù li rimprovera: “Non capite ancora e non comprendete?”. Dio non ha bisogno di un’abbondanza materiale per realizzare i suoi piani; anche quando c’è poco, o quasi niente, come nell’episodio della moltiplicazione dei pani, egli può realizzare la nostra salvezza. Gesù dice agli apostoli: “Non vi ricordate quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi vennero portate via? [….] E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?” Gesù vuol far capire ai discepoli che ciò che è importante non è avere molto, ma avere con loro “il pane di Dio” che è Gesù stesso.
Questa tattica di Dio si manifesta ancora nella storia della Chiesa: alcune opere sorgono nella povertà, nell’insignificanza dei mezzi e delle persone agli occhi del mondo, ma Dio le rende grandi e fa produrre a esse frutti abbondanti.
Chiediamo al Signore di renderci capaci di accettare nella nostra vita anche i sacrifici, pur di rimanere uniti a lui e di avere con noi l’unico pane, che è lui stesso» (ALBERT VANHOYE, Il pane quotidiano della Parola. Volume secondo – Tempo ordinario/1, Apostolato della preghiera, Roma 2015, pp. 109-111).
A me sembra che siano pochi i punti fondamentali:
- Dio ci ama immensamente.
- Egli preferisce il “piccolo” (la spiritualità di Betlemme, di santa Teresa di Lisieux).
- A noi chiede di essere umili, di avere fiducia in Lui, di restare sempre uniti a Lui.