Stasera vi spedisco il commento di don Fabio alla festa di oggi.
Assunzione della Beata Vergine Maria
Lc 1,39-56
«Nella festa dell’Assunzione di Maria la Chiesa festeggia il suo destino, che si contempla nel corpo assunto in cielo della Madre del Signore.
Nella carne della Beata Vergine Maria Dio ha fatto irruzione nel mondo, e da quell’evento la vita umana ha conosciuto la sua potenzialità – come diceva Sant’Ireneo di Lione nel II secolo: “caro capax salutis” (la carne è capace di salvezza).
E quindi la nostra intera umanità è capace del Cielo. Infatti nel Credo c’è l’articolo sulla risurrezione della carne.
E a cosa serve aprirsi a questo? A capire sempre meglio che cosa bella siamo noi e come valga la pena di prenderci cura gli uni degli altri.
Maria, infatti, svela tutte le nostre potenzialità: possiamo dire di “Si” al Signore, e da un nostro “Sì” può passare l’opera di Dio nel mondo. Dio è sublime e chiede il permesso a ognuno di noi, per compiere in noi le sue opere.
Possiamo portare in noi la vita di Gesù, come fa Maria andando a visitare Elisabetta. I cristiani hanno questa chiamata: essere, con il proprio corpo, il luogo che porta in sé il Signore.
E come Maria con Elisabetta, siamo chiamati a cantare. In questo Vangelo Maria canta, esulta, gioisce.
E canta la grandezza di Dio, che mostra il suo volto di Padre guardando ai piccoli, ai miserabili che nessuno vede, a quelli che non contano.
È invece proprio per questo che ci guarda. Perché siamo tutti piccoli, deboli, fragili. Figli, che hanno bisogno di essere amati, curati, accolti, compresi, e la misericordia di Dio è per noi come l’aria, è per respirare.
Ma guai a noi quando pensiamo di essere autosufficienti. Guai a noi quando assolutizziamo i pensieri del nostro cuore, come fossero la verità. Allora il Signore diventa un ostacolo contro cui andiamo a sbattere – non per accanimento, per semplice vizio di realtà: ci stiamo prendendo per divini e non lo siamo, e allora ogni mossa del Dio vero, ogni Sua decisione, ogni sua sterzata di governo ci fa male, ci urta, ci mette in difficoltà. Semplicemente perché abbiamo preso il ruolo sbagliato, e i conti non tornano, i troni si rovesciano e niente ci toglie la fame, tutto è insufficiente.
Se siamo così stolti da prenderci troppo sul serio, finiamo per vivere delle nostre aspettative, e non ne vale la pena perché perdiamo le promesse fatte al padre Abramo, quelle della fede, che parlano di discendenze “per sempre”, ossia toccano l’eternità.
Per questa dignità che ci è donata, per queste promesse che Dio ha fatto all’umanità, per l’amore fedele che Cristo ci ha usato, per lo Spirito Santo che ci consola e ci ispira nel profondo, possiamo vivere una vita secondo il cielo, e scegliere il paradiso, come faceva San Filippo Neri, nelle cose concrete e spicciole della nostra vita.
Maria è una freccia che vola fino al cielo, e anche noi siamo questa freccia, e ogni bivio che ci vuole fuorviare da quella meta è una trappola.
Celebriamo l’Assunzione di Maria, e celebriamo la gloria che a lei è data, e che è anche per noi. Quella di arrivare al Padre» (ROSINI FABIO, Di Pasqua in Pasqua. Commenti al Vangelo domenicale dell’anno liturgico B, San Paolo, Cinisello Balsamo 2022, pp. 155-157).
Qualche spunto per la verifica personale.
Nella mia vita e nel mio impegno educativo che idea ho della corporeità? Prima o poi penso di conoscere la “teologia del corpo” di papa Wojtyla? Posso educare i miei figli prescindendo da ciò?
In che senso io sono un freccia? Ciò incide sul mio modo di intendere la libertà?