Credo che tutti ricordate l’incontro di Maria di Màgdala con Gesù Risorto (vi invito a leggere e a meditare Gv 20,11-18). In questi giorni di esercizi “per puro caso” (so bene che il caso non esiste!) ho trovato una preghiera, che a me è sembrata una poesia, un canto elevato al Signore.
Ecco l’introduzione a tale preghiera:
«Fra i testimoni privilegiati dell’incontro con il Risorto, nel mattino di Pasqua, spicca la figura di Maria di Magdala. Ci poniamo in preghiera, entrando nel mistero della sua esperienza, per fare spazio dentro di noi all’appello del Maestro, il Vivente, che ci chiama alla sequela e all’annuncio».
Ed ecco la preghiera, scritta da una Figlia di san Paolo.
«Là, nel giardino all’alba vorrei essere a cercarti ancora, o Signore, per sentire la tua voce che interroga le mie lacrime e dalle tue labbra il soffio del mio nome come carezza di luce inattesa che fa sussultare il cuore.
Si asciugherebbe all’istante il lago di antico pianto per vuote speranze, e il bagliore del tuo sguardo, Maestro mio, mi farebbe riemergere dalla notte all’indicibile stupore di essere con te risorta.
Allora avrei ali di fiamma per andare e gridare, folle di gioia: “ho visto il mio Signore!”» (Annamaria Galliano).
Mi colpisce la contrapposizione. Da un lato: lacrime, pianto, vuote speranze, notte; dall’altro: carezza, luce, bagliore, stupore, gioia.
Sono sempre più convinto che il Cristianesimo è esperienza di un incontro, che dona luce e gioia.