Nei giorni scorsi non vi ho offerto commenti alle letture della XIX domenica. Perciò ritengo opportuno spedirvi le riflessioni di don Fabio.
XIX domenica del Tempo Ordinario
Gv 6,41-51
«Nella relazione con Dio – come in ogni relazione – viene sempre il momento-limite, quello in cui non comprendo l’altro, non gli sto dietro, non decifro le sue mosse. Succede anche con la storia: ci sono periodi in cui i fatti sono oscuri, mi perdo e mi sfaldo davanti a quel che mi capita.
Così nella prima lettura c’è il profeta Elia che ha il suo “momentaccio” e pensa che è meglio fermarsi del tutto. E nel Vangelo gli ascoltatori di Gesù non lo capiscono, confrontano i dati e non trovano il nesso di quel che Lui sta dicendo. E non lo ascoltano più.
È il momento oscuro.
Capita. Ed è una benedizione.
Perché è l’occasione del salto di qualità. Se in una relazione non si accetta di dovere accogliere l’enigma che ogni persona è, noi non ameremo mai gli altri per quello che sono ma sempre solo se entrano nella scatoletta delle nostre categorie.
Figuriamoci con Dio.
Se Dio mi dicesse sempre quel che mi voglio sentir dire, non è Dio che parla, ma qualcun altro. Se Dio mi vuole bene – e me ne vuole tanto – mi chiama a crescere, ad aprirmi a qualcosa di più grande. Sempre, fino all’ultimo giorno della mia vita, quando mi farà scoprire la cosa più bella, il Cielo, per mezzo della cosa più brutta, la morte.
In questo Vangelo c’è una frase grandiosa: “Tutti saranno istruiti da Dio”. La storia che il Padre celeste pratica con tutti è secondo una logica di crescita, un ammaestramento, un apprendimento continuo.
C’è chi pretende di camminare solo sulla strada di quel che già capisce – in genere si tratta di persone noiose, ripetitive, prevedibili. E invece c’è chi si lascia costantemente “deragliare” dalla vita, ed è disposto a imparare.
Ci sono ventenni vecchi, aggrappati a quattro bulloni di precomprensioni che danno certezza – e ci sono vecchietti giovanissimi, disposti alla novità, pronti alla sorpresa. Sono quelli che ascoltano, che si aprono, e capiscono il nuovo.
Gli ascoltatori di Gesù si impuntano perché non capiscono e brontolano, e Gesù dice una cosa notevole: “Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato”. Quel che fa andare oltre, secondo Gesù, non è ottenere risposta alla propria mormorazione, che è un vicolo cieco, ma che il Padre ci muova da dentro attirandoci.
Così, per mezzo di questa frase, viene svelata la strategia del Padre: Lui non costringe, non mentalizza, non impone. Lui attira.
Quante volte abbiamo pensato di crescere e di far crescere con la forza di volontà, con la convinzione mentale o con il dovere. Tutti naufragi certi.
Il Padre lavora in un altro modo: cerca il nostro cuore e si sintonizza con il nostro desiderio. Il Padre è bello, Cristo è bello, lo Spirito Santo è dolcissimo.
Come si fa a fare il salto di qualità quando la storia è difficile e quando quel che Dio ci dice non lo capiamo? Ricordando la bellezza del Padre, la sua tenerezza, la sua misericordia. Tenendo a mente quando Dio ha acceso il nostro entusiasmo. E allora scatta qualcosa dentro e ci fidiamo. E facciamo il salto di qualità» (ROSINI FABIO, Di Pasqua in Pasqua. Commenti al Vangelo domenicale dell’anno liturgico B, San Paolo, Cinisello Balsamo 2022, pp. 152-154).
Queste riflessioni, come sempre, vanno meditate lentamente e lette sicuramente più di una volta. Possono aiutarci a livello verticale e anche orizzontale. Forse siamo esortati a essere umili, disponibili, a non scoraggiarci, a lasciarci istruire dal Signore, a saper ricordare.