Stasera vi spedisco la terza e ultima parte del commento di padre Špidlík al Vangelo della s. Messa di martedì scorso (Mt 9,32-38). Alcuni di voi ricorderanno che veniva narrato il miracolo di Gesù a vantaggio di un muto. La meditazione del teologo gesuita mi sembra molto utile, in quanto in poche righe ci aiuta a riflettere sull’amore, sulla vita matrimoniale, sul peccato e sulla solitudine.
«Muto indemoniato
La forma più frequente di mutismo è quella legata alla sordità. Infatti si incontrano più di frequente sordomuti che muti, cioè persone mute perché non sentono la voce degli altri.
Ma anche la sordità è di due tipi: quella dell’orecchio e quella del cuore. Con il peccato l’uomo si concentra in modo deviato su se stesso; diventa psicologicamente sordo ai bisogni degli altri, non prova interesse per nessuno. L’egoismo è come essere murati in una torre: solo l’amore può aprire la porta e riportare il prigioniero fra gli uomini.
Agli innamorati non basta mai il tempo per parlare; invece la convivenza fra una moglie e un marito che non hanno nulla da dirsi è pesante come un macigno. Lo stesso succede nella grande famiglia dei figli di Dio: chi ama non è mai solo, apre agli altri il suo cuore e le sue parole costruiscono sempre un ponte fra le anime; invece l’egoista, chiuso in se stesso, nasconde i suoi pensieri. Chi ama il prossimo si apre spontaneamente, e il bene, come dicevano gli antichi filosofi, si diffonde nell’ambiente» (ŠPIDLÍK TOMÁŠ, Il vangelo di ogni giorno. Riflessioni sul vangelo feriale. Vol. III, Lipa, Roma 2001, p. 195).