Nel Vangelo della s. Messa di oggi Gesù ci mette in guardia dall’ira. Come già altre volte, vi porgo una riflessione di monsignor Ravasi, che a sua volta medita a partire da una frase sul medesimo argomento.
«L’ira non manca mai di ragioni. Ma raramente ne ha una buona» (GEORGE SAVILE, marchese di Halifax, statista, 1633-1695).
Commenta monsignor Ravasi:
“Ci sono molti motivi per comprendere come nasca una reazione rabbiosa. L’elenco potrebbe essere infinito e quotidiano. Tuttavia mai una causa, pur comprensibile, riesce a giustificare l’ira. Si deve distinguere tra ira e sdegno. L’ira è un’erbaccia che attecchisce sotto il tronco dell’odio; il secondo è un sentimento alto, se ben controllato e può persino essere una virtù. Anche Gesù conosce lo sdegno contro l’ipocrisia, l’ingiustizia, la menzogna (cfr. Mt 23) La rabbia è come una bufera incontrollabile che tutto devasta, lo sdegno è un vento maestoso che spazza via le nubi per far brillare il sole della verità. Ma lo sdegno, per essere giusto, dev’essere sorretto dalla coerenza personale e dall’amore per il bene» (GIANFRANCO RAVASI, Mattutino. L’ira, in Avvenire, 14-10-1999, p. 1).
Certamente è molto interessante questa distinzione tra ira e sdegno. Credo che la differenza fondamentale consista sul ruolo della virtù della giustizia.
Viviamo in una società che ci dà pochi esempi di mitezza e molte pessime testimonianze di aggressività. Dovremmo essere impegnati più a lavorare sui nostri difetti e peccati, piuttosto che sprecare tempo a guardare e giudicare le mancanze altrui (cfr. Mt 7,3-5). Il discepolo di Gesù sa bene che la pace deriva da Lui e non dall’ambiente, dagli altri, dalle varie vicende della vita. Vi ricordo una frase del Signore «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore» (Gv 14,27).
Anche e soprattutto in questo campo la testimonianza e l’impegno educativo dei genitori sono molto importanti.