Pensiero serale 12-11-2024

Un aspetto molto importante e delicato della preghiera è la “distrazione”. Per “combatterla” in modo adeguato, per prevenirla, io penso che sia molto importante la preparazione alla preghiera. 

Se è vero che la bontà di una preghiera si verifica da come la preghiera stessa incide sulla vita, è anche vero l’inverso e cioè che la vita incide sulla preghiera.

La preghiera non può non incidere sulla vita, nel senso che la mia sarebbe una preghiera ipocrita se dico: “rimetti a noi i nostri debiti”, ma poi non mi impegno a combattere i miei peccati. Allo stesso modo sono ipocrita se dico: “come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori”, ma io poi odio chi mi ha fatto del male. 

È vero anche, però, che la vita incide sulla preghiera. Se, infatti, io sono incline a una vita superficiale (magari sono particolarmente immerso in TV, social, internet, pettegolezzi, polemiche…), tutto questo poi me lo porterò inevitabilmente nella preghiera, appunto con una serie di distrazioni. Insomma, occorre una igiene del cuore, altrimenti o tralascio la preghiera o la riduco a una serie di formule.

Stasera vi spedisco una riflessione sulla distrazione nella preghiera. Come già altre volte, c’è prima una introduzione di Riccardo Maccioni.

 

«Le cose di valore hanno bisogno di un tempo e di uno spazio adeguato. Pensiamo al colloquio con una persona cara o alla lettura di un buon libro. Il rischio però è che per l’impossibilità di trovare un ambiente consono e la tranquillità necessaria si finisca per rinunciare ad appuntamenti e occasioni importanti. Vale anche per la realtà dello spirito. Quanti di noi sanno restare concentrati a lungo durante una pausa di silenzio o nel corso di una liturgia? I pensieri rischiano di portarci lontano. A questo proposito mistici e maestri spirituali propongono una “ricetta” quanto mai efficace: trasformare gli argomenti di distrazione in preghiera. Se la mente si ferma su una vicenda, su una persona vuole dire che quella vicenda e quella persona sono importanti per noi. Quindi la nostra preghiera dovrà partire da lì. Lo suggerisce in questa breve riflessione il teologo e filosofo russo Pavel Nikolaevic Evdokimov (1901-1970), che, tra le altre cose, partecipò come osservatore ortodosso all’ultima sessione del Concilio Vaticano II» (RICCARDO MACCIONI, Lunedì dello spirito. La preghiera: delle distrazioni, in Avvenire, 16-9-2024).

 

Ecco ora il testo del teologo russo.

 

«Abbiamo un tempo sufficiente per pregare? Molto più di quanto pensiamo. Quanti momenti di ozio e di distrazione possono diventare istanti di preghiera! Si può offrire anche la nostra preoccupazione. Se essa apre un dialogo con Dio; si può offrire anche la stanchezza che impedisce di pregare, e perfino l’impossibilità di pregare: “La memoria di Dio, un sospiro, senza neppure aver formulato una sola parola, è preghiera”, dice san Barsanufio. Lo starec Ambrogio consiglia: “Leggete ogni giorno un capitolo dei Vangeli, e quando l’angoscia vi assale, leggete ancora, finché passi; se essa ritorna, leggete di nuovo il Vangelo”. È il passaggio “dalla parola scritta alla parola sostanziale” (Nicodemo l’Agiorita); passaggio decisivo per la vita spirituale. Si consuma eucaristicamente la parola misteriosamente spezzata, dicono i Padri».