Stasera vi propongo una meditazione sulle letture della s. Messa di oggi (Is 40,25-31 e Mt 11,28-30).
Mi ha colpito molto positivamente la contrapposizione tra il cercare “inesorabilmente di cavarcela con le nostre forze” e, invece, il lasciarci amare dal Signore. Un po’ tutti, per motivi diversi, siamo affaticati, ansiosi, preoccupati. Molto spesso ciò dipende anche da come noi stessi affrontiamo le varie situazioni. Sono sicuro che le parole di queste monache (legate alla spiritualità carmelitana) daranno ristoro ai vostri cuori.
«Lectio Divina
L’insostenibile leggerezza dell’essere
Lettura
Se è vero che viviamo in una società “in corsa”, dove anche i tempi di vacanza vengono riempiti all’inverosimile di “cose da fare”, dalla Parola di oggi emerge come questa stanchezza sia in realtà la condizione esistenziale dell’umanità di ogni tempo. Il profeta infatti rivela un Dio che “non si affatica né si stanca”, che “dà forza” e «moltiplica il vigore» di chi spera in Lui. E Gesù rende tangibile questa speranza teologale con l’immagine del “giogo”: non siamo soli a portare il carico, perché il Signore lo porta con noi, se siamo disposti a imparare da Lui, che vuole ristorarci e prepararci ad accoglierlo in ogni prossimo, come in ciascun evento della vita. E le nostre anime “benediranno Dio”, che “ci perdona, ci guarisce e ci salva”!
Meditazione
In poche pennellate l’evangelista Matteo esprime tutto ciò che è necessario e sufficiente a preparare l’incontro con il Signore che viene a salvarci, per viverlo in una dimensione di gioia e di beatitudine, come ben suggerisce la chiave di lettura dei testi, che è il Canto al Vangelo. In questo “Venite”, che riveste quasi l’importanza di una chiamata vocazionale, c’è il segreto di una “esistenza sostenibile”: quando il cuore è mite e umile, allora il vivere è dolce e leggero!
Siamo chiamati a ristorarci, a riposare, a stare con Gesù, per scoprire che in realtà tutta la fatica accumulata e l’oppressione subita vengono dal fatto che cerchiamo inesorabilmente di cavarcela con le nostre forze – che poi altro non sono che debolezze mal celate -, senza renderci conto che basterebbe lasciarci amare, lasciarci fare, lasciarci lavorare da Dio, come la creta dal vasaio. In questo rimanere con il Signore è nascosto il nucleo della gioia cristiana: “Non per forza, ma per amore; o, meglio, per forza d’amore” (B. Francesco Paleari). Da qui sgorga la preghiera di benedizione del salmo: siamo eucaristici quando ci riceviamo dal Creatore come figli perdonati gratuitamente, resi capaci di guardare noi stessi e gli altri con questi occhi di misericordia, purificati dalle lacrime di un pentimento che ci scioglie nel profondo. È l’amore, ricevuto e donato, che riempie il cuore di dolcezza e di leggerezza. E l’amore di Dio, accolto e riversato sui fratelli e sulle sorelle, che avvolge l’anima di una pace che nessuna guerra potrà mai distruggere. Ed è sempre l’amore che ci rende pronti ad andare incontro al Cristo che viene, mentre ci invita a venire a Sé, insieme a quanti ci sono accanto nel cammino della vita.
Preghiera:
Il tuo Cuore, o Gesù, è l’asilo di pace, il soave rifugio nelle prove della vita, il pegno sicuro della mia salvezza. A te mi consacro interamente, senza riserve, per sempre. Prendi possesso, o Gesù, del mio cuore, della mia mente, del mio corpo, dell’anima mia, di tutto me stesso (padre Felice Cappello).
Agire:
Davanti a persone o situazioni che mi pesano, le porto con il Signore, chiedendo: “Gesù, mite e umile di cuore, rendi il mio cuore simile al tuo”» (MONACHE DEI MONASTERI COTTOLENGHINI, L’insostenibile leggerezza dell’essere, in Messa meditazione 2024, novembre-dicembre, pp. 312-313).
Ci farà bene meditare spesso questa frase: “Non per forza, ma per amore; o, meglio, per forza d’amore”. Mi ha costretto a pensare con infinita gratitudine e fiducia allo Spirito Santo.
Vi segnalo, in particolare, anche la “preghiera”. L’autore è un gesuita parente di Albino Luciani e battezzato nel suo stesso fonte battesimale (circa 30 anni prima di lui) nella zona delle Dolomiti agordine che conosco abbastanza bene. Confessò per circa 40 anni in una chiesa nel centro di Roma ed era un canonista di fama internazionale. Lo amo molto anche perché la sua vita fu decisa da un’esperienza di preghiera a Lourdes.