Parlare del rapporto tra Grazia e libertà non è facile. Perciò stasera vi propongo una riflessione sulla donna, in particolare sulla maternità, grazie a una teologa tedesca protestante (nata nel 1929 e morta nel 2003). Poi vi presento il commento molto interessante in cui monsignor Ravasi ci aiuta a meditare anche sulla santa che ricordiamo oggi.
«Nell’esperienza del parto la donna connette in sé attività e passività: essa, infatti, è attraversata dalle spinte che lei stessa non controlla, eppure il suo agire attivamente per favorirle è essenziale alla buona riuscita del parto. La partoriente è insieme attiva e passiva e per essere attiva deve abbandonarsi alla forza che la attraversa» (DOROTHEE SÖLLE).
Ecco il commento di monsignor Ravasi:
«Questa immagine illustra la dinamica tra grazia e libertà, tra opera divina e azione umana. Tra l’altro, non dimentichiamo che anche Gesù, l’ultima sera della sua vita terrena, aveva evocato la donna che sta per partorire come segno di una sofferenza feconda (cfr. Gv 16, 21). Similmente Paolo aveva delineato la redenzione umana e cosmica come un parto che deve percorrere le asprezze del travaglio ma approdare alla luce della nuova creatura (cfr. Rm 8, 19-23). La fede è proprio questo nostro adattarci alle “spinte” della grazia divina che ci precedono e ci mettono in moto. È la capacità di entrare in sintonia con la mozione dell’intervento divino, dando vita a un’armonia in cui s’intrecciano grazia e libertà, dono e merito. Spesso, però, dobbiamo registrare nella nostra vita o la passività inerte o anche la resistenza che eleva uno schermo opaco alla luce che irrompe in noi. La figura femminile di s. Chiara è un emblema, dolce e appassionato, di armonia, di trasparenza, di luminosità: in essa Cristo e l’anima si sono incontrati e abbracciati» (RAVASI GIANFRANCO, Mattutino. Il parto, in Avvenire, 11-8-2004, p. 1).
Credo che ognuno debba interrogarsi per individuare come e quando pone ostacoli all’iniziativa di Dio, per vedere se ha veramente fiducia nell’onnipotenza della Grazia.
Sarebbe opportuno meditare su Gv 15,16: ci aiuta a impostare bene il grande tema della scelta.
Infine, credo (come dicevo venerdì scorso) che tutti dovremmo essere più grati alle Clarisse e in genere alle nostre sorelle claustrali, perché offrono la loro vita per la Chiesa e per il mondo e spesso sono ignorate, se non addirittura denigrate. Come minimo, dovremmo pregare con frequenza per loro e chiederci se nel modo di educare aiutiamo adolescenti e giovani almeno a pensare che l’unica strada per la vera felicità è impegnarsi sul serio a individuare il progetto di Dio.