In questi giorni il brano del Vangelo della s. Messa ci invita a riflettere sulla preghiera. Perciò voglio tornare sul brano di martedì scorso (Lc 10,38-42) che avete certamente già meditato. Ecco un commento che potrà esservi utile.
«Due atteggiamenti completamente diversi quelli di Marta e Maria: frenetico quello di Marta, statico quello di Maria. Capita nella vita di prendere posizione rispetto a questi due atteggiamenti opposti: a volte difendiamo uno, altre volte l’altro. Capita anche di decidere noi stessi quale sia quello più importante in base ai nostri tempi, temperamenti, stati d’animo e condizioni di vita. Molte volte abbiamo ascoltato anche la riflessione che questi due modi di fare non possono vivere separatamente, ma devono necessariamente essere complementari, altrimenti vivremmo solo a metà il nostro essere cristiani. Gesù cerca di mettere ordine tra l’ascolto e il servizio, ricordando a Marta che Maria ha scelto la parte migliore. Lo fa nel momento in cui entrambe hanno deciso di ospitarlo. Tutta la tensione non ci sarebbe stata, se Gesù non fosse stato presente nella loro casa: ognuna delle due avrebbe continuato `a vivere con le proprie abitudini e i propri modi di fare. E la presenza di Gesù che cambia la vita, che cerca di mettere ordine, di dare le priorità. Tutto parte dall’ascolto della sua parola, ci dice il Maestro: è quella la parte migliore che non sarà tolta; è la parte dalla quale tutto inizia a prendere forma nella vita del credente. Maria questo lo ha ben compreso! Ha compreso che ha bisogno di sedersi affinché quella Parola possa incarnarsi e prendere vita. E anche vero, però, che tutto parte da quel moto di ospitalità che, come ci ricorda l’evangelista Luca, è proprio di Marta. E lei che lo accoglie con il suo entusiasmo, nonostante il suo affanno e il suo essere “distolta per i molti servizi”. E da quell’istante in poi che Gesù mette ordine nella loro casa. Il vangelo di oggi ci invita a non chiudere il cuore e a vivere sempre l’accoglienza come un buon inizio. Il primato va all’ascolto accogliente, agli sguardi che tessono comunione e relazione, allo stare l’uno alla presenza dell’Altro, senza che alcunché di accidentale possa distogliere l’uno dall’intensità del rapporto con l’Altro» (RICCARDO TACCARDI, Accoglienza: un buon inizio, in Messa meditazione 2024, settembre-ottobre, pp. 284-285).
Si tratta di un episodio che amo molto per vari motivi: perché ci fa capire in modo chiaro cosa conta di più e perché è in netto contrasto con una mentalità molto diffusa da alcuni decenni secondo cui il primato va dato all’attività. Ho ascoltato sacerdoti affermare che non celebrano la s Messa tutti i giorni o perché talvolta la loro chiesa è vuota (pensiamo anche al lockdown per il Covid) o perché hanno molti impegni o addirittura perché non sarebbe obbligatorio. Non so quanti commenti ho letto in riferimento a questo brano e spesso ho letto che l’insegnamento di fondo è che dobbiamo vivere in modo equilibrato la dimensione attiva e quella contemplativa.
Io penso esattamente l’opposto. Mi pare evidente che Gesù rimprovera Marta. Quindi, occorre comprendere bene qual è stato il suo errore. In sintesi, io sono certo che l’attività è importante (tra l’altro, la teologia morale tratta proprio l’agire, l’attività dell’uomo; ne parlo diffusamente nel Manuale, cap. I, § 37, pp. 56-65), ma forse l’errore principale di Marta consiste nel presumere di poter dare consigli o addirittura di correggere Gesù. L’agire conta, ma se non è conseguenza e frutto dell’ascolto di Gesù, forse vale molto poco.
Ho conosciuto da vicino molti ordini religiosi e congregazioni, ma quello che ho conosciuto e ammirato di più è stato certamente l’Ordine Domenicano, il cui motto è “Contemplata aliis tradere”. Cosa posso trasmettere se anzitutto non ho contemplato?
A livello familiare, una coppia di fidanzati e coniugi, che non dedica molto tempo ogni giorno alla preghiera e al dialogo, è destinata alla rovina.