Pensiero serale 10-06-2024

Stasera voglio invitarvi a meditare ancora sul Vangelo della s. Messa di ieri (anche con piccoli collegamenti con le altre due letture). L’autore di queste riflessioni è l’attuale abate di Montecassino. Come sempre, vi consiglio di meditare prima bene il passo del Vangelo e poi molto lentamente e con tanta calma il pensiero di questo padre benedettino.

 

«Mc 3,21 i suoi dicevano che Gesù era fuori di sé. Mc 3,31-32 sua madre e i suoi fratelli… lo mandano a chiamare e lo cercano, rimanendo però fuori. È proprio questo starsene fuori a non consentire loro di comprendere chi sia davvero Gesù, quale sia il significato del suo ministero, al punto da sospettare che tutto dipenda dal fatto che egli sia fuori di sé o addirittura un indemoniato. A tale atteggiamento diffidente Gesù contrappone il comportamento di coloro che al contrario sono dentro, nel suo stesso spazio. Questo spazio non è tanto architettonico quanto simbolico: è l’ambito di una relazione con Gesù, fondata sul cercare insieme a lui la volontà del Padre. Per capire chi sia Gesù non basta osservare dall’esterno cosa egli faccia, ma occorre lasciarsi coinvolgere, seguirlo, entrare con lui nello stesso spazio, disegnato dalla sua relazione col Padre. E si può entrare in questo spazio grazie all’ascolto della parola di Dio. Nascono così altri legami, non più fondati sulla carne e sul sangue, ma su una comune ricerca di Dio e del suo volto. I parenti di Gesù vanno a cercarlo, lo chiamano, desiderano prenderlo con sé, ricondurlo nello spazio ordinario di ciò che loro già conoscono o presumono di sapere. Gesù chiede loro di percorrere il cammino inverso: di abbandonare il loro spazio per entrare nello spazio nel quale ora egli è, insieme a tutti coloro che con lui vivono la ricerca del Padre. 

Rimanendo in questo spazio possiamo rispondere alla grande domanda di Dio, che attraversa tutta la Bibbia: “Dove sei?” (Gen 3, 9). Questo è il nostro sito, il luogo della piena fioritura della nostra vita, nel quale, nonostante il nostro peccato o le nostre fragilità, osiamo rimanere senza vergogna, perché, anziché credere al sospetto del serpente, impariamo a fidarci della promessa di Dio e della misericordia con la quale egli riveste la nostra nudità con le vesti nuove della salvezza.

Rimanendo in questo spazio impariamo a sperare nel Signore e ad attendere – come la sentinella attende il mattino (cf Sal 129 130, 6) – che il luogo della fede, nella quale già dimoriamo, si trasfiguri in quella “dimora non costruita da mani d’uomo, eterna, nei cieli” (2 Cor 5, 1)» (LUCA FALLICA, Lo spazio di Gesù in Messa e preghiera quotidiana, giugno 2018, pp. 110-112).

 

Mi limito a sottolineare ancora pochi punti.

 

È ribadita l’importanza dell’ascolto della Parola di Dio.

 

Per tutto questo lavoro spirituale è decisivo il ruolo dello Spirito Santo; questo è anche il tema del vero conoscere.

 

I parenti di Gesù restano “fuori”. Ciò ci fa riflettere sul tema della vera vicinanza, molto al di là della sfera del visibile (cf II lettura).

 

Infine, una piccola domanda. Ho mai sentito che nel mio cuore Gesù (come con Adamo) mi chiama e mi dice “Dove sei?” (Gen 3, 9). Io che rispondo?