Pensiero serale 09-11-2024

Mi pare che il Vangelo di questa domenica (Mc 12,38-44) sia un forte invito alla piccolezza, all’umiltà. Siamo abituati a guardare cosa gli altri dicono, fanno, a come vestono e così anche noi viviamo sotto lo sguardo altrui e inevitabilmente ci lasciamo condizionare. E se poi siamo persone insicure (magari con scarsa autostima), tutto ciò può causare forti sofferenze, magari sconforto, invidia, rivalità…

Forse se badiamo solo a ciò che guarda il Signore, se cerchiamo di vivere sotto il suo sguardo, troveremo pace e luce e cambieremo seriamente la nostra gerarchia di valori. In questa ottica vi propongo il commento di don Fabio.

 

«Nel Vangelo di questa domenica ci sono due figure contrapposte; da una parte gli scribi vestiti in lungo e riveriti sui “red carpet” di banchetti e liturgie, dall’altra una miserabile vedova mendicante.

Le caratteristiche di questi due sono la voracità degli opulenti religiosi e la generosità della povera laica.

Gli atti principali degli scribi sono: ricevere saluti, avere i primi seggi, divorare le case delle vedove e pregare per farsi vedere.

È un modo d’essere a una sola direzione: verso l’ego. Il look ossessivo, i ruoli e i riconoscimenti bramati, e un “io” famelico che sbrana la vita. Per il canale della religione. C’è da rabbrividire.

Dicono che il Vangelo secondo Marco sia stato scritto a Roma, probabilmente per raccogliere la predicazione di Pietro, il primo degli apostoli.

Ma che gliene importava agli uditori cristiani dell’atteggiamento degli scribi israelitici? Un reperto archeologico della vita di Gesù? Niente affatto. Questo è Vangelo, questo parla a ogni uditore di ogni epoca.

Questi scribi sono una deriva permanente del religioso, e dell’umano in genere. Il rischio di cedere a un ego vorace, che usa tutto pur di sfamare il suo vuoto, a ben vedere, ci tocca tutti. Sta sempre lì, accovacciato in sacrestia, nei seminari, nel consiglio parrocchiale, nel gruppo di preghiera. Tutto l’annuncio cristiano che scivola in superficie e sotto c’è un cuore descritto in Pr 30,15: “La sanguisuga ha due figlie: Dammi! Dammi!”.

Un cuore da sanguisuga. È descritto nel Vangelo perché dobbiamo guardarcene, e dobbiamo guardarcene perché è latente in tutti noi, nelle cose irrisolte che ci portiamo dentro, nei compromessi che lasciamo stabilire con le nostre omissioni, nella trasandatezza spirituale che è forse il male peggiore e più diffuso nel clero e nei battezzati.

Allora capiamo cosa sia questa vedova povera: è la via d’uscita, è la strada per non scivolare nell’oscenità degli scribi di questo Vangelo.

La via d’uscita è fare l’atto di questa vedova rispetto al tesoro del tempio. Questo tesoro veniva finalizzato al culto e ai poveri, ossia a Dio e al prossimo; mentre tutti vi gettano il superfluo, ossia è quel che non implica rischi, quel che se lo fai o no non ti cambia molto; la povera getta “tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere”. Ossia si gioca tutto. Consegna la sua vita. Va notato: avendo due spiccioli, li getta entrambi. Poteva tenerne almeno uno…

Chiunque voglia salvarsi dal cuore di sanguisuga sappia cosa fare: toccarsi sul necessario. Non sul superfluo, sennò è acqua fresca. Ci sono le Chiese piene di gente che non si è buttata una sola volta dalla parte di Dio con tutto il peso, ma ha solo piluccato qua e là qualcosa dalla fede cristiana. E anche con il prossimo: finché l’altro non vince la concorrenza con il mio necessario è solo periferia del mio cuore. Un’altra relazione da poco.

È quando per Dio o per il prossimo si tocca quel che veramente è vitale che si assaggia l’amore. Allora il cuore non è più una voragine. È libero» (ROSINI FABIO, Di Pasqua in Pasqua. Commenti al Vangelo domenicale dell’anno liturgico B, San Paolo, Cinisello Balsamo 2022, pp. 199-200).

 

Qualche piccola domanda: quali sono le “cose irrisolte” che mi porto dentro? Che intendo per “trasandatezza spirituale”? Ne conosco i sintomi? Cerco di porvi rimedio? Non mi stancherò mai di sottolineare che fidanzati e coniugi che non si confrontano su questi temi, forse devono chiedersi seriamente cosa li unisce e cosa cercano. Chi è genitore, si chieda se educa i figli in base a questi valori, in evidente contrasto con la mentalità che ci circonda.