Pensiero serale 09-08-2024

Nel mese di agosto la Chiesa ci offre la possibilità di meditare sulla vita di numerosi santi. Oggi è la festa di una donna che ha vissuto un’esperienza del tutto particolare. Ci lasciamo guidare ancora da mons. Aiello, che – anche alla luce delle letture della s. Messa di oggi – ci aiuta a conoscere meglio questa donna, che passò dalla fede ebraica all’ateismo, all’incontro con Cristo, fino a diventare monaca carmelitana e martire. Tra l’altro, sulla sua vita vi segnalo un film di quasi 30 anni fa: “La settima stanza”.

 

«Lectio Divina

Una claustrale ad Auschwitz

 

 

Lettura

Per i profeti, e per Osèa in particolare, il tema nuziale è metafora dell’amore tra Dio e il suo popolo, che lo tradisce, cerca alleanze con le grandi nazioni e assume costumi e riti dei falsi dèi. Ma “la fedeltà del Signore dura in eterno” (cfr. Sal 117,2). Il motivo del “ritorno” attraversa tutta la produzione di Osèa, come richiamo, come nostalgia, come nuova possibilità offerta all’ “amata infedele”. Il brano odierno espone propositi e progetti che attireranno, di nuovo e definitivamente, la sposa infedele: “La condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore”. Il deserto in cui Israele ha conosciuto Dio è il luogo dell’incertezza del pellegrinaggio, ma anche del “fidanzamento”. Ogni amore ha il suo “posto magico”: il giardino del primo sguardo, l’arco del primo bacio, la festa in cui ci si è dichiarati. Nel deserto il popolo, libero da illusioni, tornerà ad essere la sposa del suo Creatore.

 

Meditazione

Il tema nuziale è anche nella parabola delle dieci vergini, invitate al banchetto di nozze, le quali, nell’attesa dello Sposo che tarda, si addormentano. Al grido del banditore, che annuncia la venuta dello Sposo nel pieno della notte, le vergini si svegliano e preparano le lampade, ma quelle stolte solo allora si accorgono di non avere riserve di olio. La mia fede si alimenta con l’ “olio” della preghiera e dei meriti che possiamo scambiarci, finché non si chiudono i “mercati” e ciascuno resta con quanto è riuscito a mettere insieme. Santa Teresa Benedetta della Croce, sia pure in frangenti drammatici, ha conservato la lampada accesa fino al 9 agosto 1942, giorno in cui, dopo essere stata catturata, fu uccisa ad Auschwitz, nelle camere a gas. Educata nella fede ebraica in Germania, fin da adolescente si dichiarò agnostica, ma Gesù l’attendeva segretamente, seguendo la sua ricerca filosofica, che la fece approdare al mondo universitario come assistente di Husserl. Avvicinatasi alla fede cattolica si convertì e fu battezzata. Chi si avvicina al Cristianesimo da adulto ne sposa sempre la forma più radicale, che è la consacrazione religiosa. Dall’ebraismo, all’agnosticismo, alla filosofia, al Cristianesimo, Edith Stein bussa alla porta del Carmelo diventando suor Teresa Benedetta. Otto anni dopo, a bussare sono le SS e la deportano per le sue origini ebraiche. A lei chiediamo di intercedere per il dono della fede oltre ogni prova, la fede fondata sulla sapienza della Croce, sull’intimità con Gesù nel silenzio della cella, come nei “campi di concentramento” di oggi.

Preghiera: 

A te, Edith Stein, patrona d’Europa, che tieni insieme l’Ebraismo e il Cristianesimo, l’amore della Sapienza e la sapienza dell’Amore, chiediamo di intercedere per la nostra vecchia Europa in crisi di identità: fa’ che ritrovi le sue radici e il tempo in cui, “bambina”, veniva cullata nei monasteri benedettini, prima scuola di spiritualità, di lavoro, di convivenza pacifica.

 

Agire: 

Farò visita o pregherò per le suore di un monastero di clausura» (AIELLO ARTURO, Una claustrale ad Auschwitz, in Messa meditazione 2024, luglio-agosto, pp. 299-300).

 

Credo che sia importante riflettere sui seguenti termini: “sapienza della Croce”, “l’amore della Sapienza” e la “sapienza dell’Amore”. Vi confido che oggi, quando ho letto queste espressioni, non ho potuto non pensare a una frase ascoltata nell’agosto di 46 anni fa. La pronunciò il 27 agosto 1978 il grande Giovanni Paolo I nel primo discorso tenuto il giorno dopo essere stato eletto papa. Si riferì alla “sapientia cordis” di un altro grandissimo Papa e santo: Giovanni XXIII. Era una citazione del Salmo 89 (90), versetto 12 (nella traduzione di allora: “Insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore”).

Ho apprezzato anche il riferimento alla differenza tra la vecchia Europa e l’Europa bambina. 

Infine, vi segnalo il cenno finale ai monasteri di clausura. Io lì ho vissuto esperienza meravigliose, che è impossibile raccontare (sul lago d’Orta, a Perugia, a sant’Agata sui due golfi…). Penso che, soprattutto nel periodo estivo, è bello fare queste esperienze di preghiera. Molti hanno un serie di tristi pregiudizi verso queste realtà, dove invece tante nostre sorelle offrono la loro vita per la pace e la salvezza di tante persone e noi magari non abbiamo la gratitudine che dovremmo nutrire verso di loro.