Anche stasera vi porgo il commento alle letture della s. Messa donatoci da mons. Aiello. Credo che ci aiuti molto a vedere in modo quasi “cinematografico” la scena del Vangelo di oggi, con molte implicazioni psicologiche ed etiche.
«Lectio Divina
La sfrontatezza di pregare
Lettura
Dopo una promessa di riconciliazione: “io sarò Dio per tutte le famiglie di Israele”, per bocca di Geremia il Signore assicura la sua fedeltà: “esse saranno il mio popolo”, formula che promette una alleanza nuziale. “Un popolo scampato alla spada” racconta la povertà di Israele, popolo raccogliticcio al centro di grandi nazioni che si contendono il primato, un gruppo di sbandati cui solo l’amore di Dio dona consistenza e futuro. Quel “popolo” sono io, vi appartengo e godo nell’apprendere che in esso “mi avvio a una dimora di pace”. “Ti ho amato di amore eterno” è una dichiarazione che non contempla cambiamenti d’umore, come nelle nostre relazioni, ma “è stabile per sempre”.
Meditazione
La donna cananea appartiene ad un popolo sempre disprezzato da Israele. Gesù si è avventurato in terra pagana per trovare pace, e invece è importunato da una pagana: “Pietà di me, Signore, figlio di Davide!”. Sembra chiedere per sé, ma è per sua figlia che essa importuna il Maestro. Quando il problema dell’altro, il suo dolore, il suo disagio, la sua povertà, non diventa tuo, sei ancora un passante, un turista della carità. Stavolta, chi sembra non volersi coinvolgere con la donna e il suo dramma è proprio Gesù. Passa incurante tra le grida, che invece disturbano i timpani dei discepoli che perciò si fanno intercessori: “Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!”. Gesù afferma di essere fedele alla sua vocazione di pastore delle “pecore perdute della casa di Israele”. Ma la donna imperterrita gli si para davanti, e gettandosi ai suoi piedi gli chiede aiuto. E qui che Gesù “si nasconde” dietro a un proverbio razzista: “Non è bene prendere il pane dei figli e darlo ai cagnolini”: è uno schiaffo in pieno volto. A questo punto, io sarei sbottato sulla presunta bontà del Nazareno, sulla sua fama di santone e benefattore dell’umanità, e avrei girato i tacchi sdegnato. Questa donna non contesta la sentenza che la pone fuori da ogni salvezza, anzi, riconosce le ragioni di Gesù e gli dice: “È vero!”, e l’inquadratura, dalla mensa imbandita, dove Gesù mangia e beve con i discepoli, scende sotto la tovaglia, tra i piedi dei discepoli, dove i cagnolini aspettano un osso o almeno le briciole. Ora Gesù sente il profumo della fede come non gli è capitato di avvertirlo neppure in Israele. Il Maestro loda la donna per la sua fede: ha saputo osare, le assicura il miracolo, e la indica come esempio ai discepoli. Lo schiaffo ora lo ricevo io, che non so perdere la faccia e non riesco a calpestare il mio orgoglio, quando è in causa il bene di un fratello.
Preghiera:
Insegnami, donna di Canaan, come si prega e come non bisogna demordere davanti a secoli di silenzio. Fammi capire che nella preghiera non valgono il galateo e la buona creanza, ma serve la ferma volontà di scomodare il cuore di Gesù, che aspetta d’essere assediato.
Agire:
Riprendo dal cassetto una “richiesta archiviata e senza riscontro”, e la pongo sulla mia “scrivania”» (AIELLO ARTURO, La sfrontatezza di pregare, in Messa meditazione 2024, luglio-agosto, pp. 286-287).
Vi invito a riflettere sull’espressione “turista della carità”. Ognuno si domandi: a che punto sto nella certezza che il Signore con me desidera un’alleanza nuziale? Con tutto il rispetto per chi realizza film come “L’amore è eterno finché dura” ho capito che il vero amore ha ben altre caratteristiche? “Ti ho amato di amore eterno” è una dichiarazione che non contempla cambiamenti d’umore, come nelle nostre relazioni, ma “è stabile per sempre”.
Sono molto belli e impegnativi anche la “preghiera e l’ “agire”. Non dimentichiamo mai che il vero coronamento della preghiera non è: “come sono bravo, ho pregato” e neppure: “che bella riflessione ho fatto”, ma occorre che dalla preghiera scaturisca sempre un impegno specifico, concreto.