Stasera vi spedisco quattro pensieri. I primi due sono di s. Teresa, il terzo è di san Giovanni Crisostomo. Sono entrambi dottori della Chiesa. Credo che emergano alcuni punti di fondo.
In base a Mt 11,29 non è certo sbagliato desiderare da Dio consolazione nella sofferenza. Conosco tante persone che soffrono e a loro consiglio di meditare Is 66,11-13 e 2 Cor 1,3-6.
«Non t’affliggere per il fatto che non provi nessuna consolazione nelle tue Comunioni. È una prova che bisogna sopportare con amore. Non perdere neppure una delle spine che incontri ogni giorno. Con una sola di esse puoi salvare un’anima!» (Santa Teresa di Lisieux).
«Non posso dire di avere ricevuto spesso delle consolazioni durante il mio ringraziamento della Comunione; forse è il momento in cui ne ho meno. Ma questo lo trovo naturale, perché mi sono offerta a Gesù come una persona che desidera ricevere la sua visita non già per propria consolazione, bensì per il piacere di colui che si dà a me» (Santa Teresa di Lisieux).
«I filosofi, i re e, per così dire, tutto il mondo, che si perde in mille faccende, non possono nemmeno immaginare ciò che dei pubblicani e dei pescatori poterono fare con la grazia di Dio» (San Giovanni Crisostomo).
Credo che tutti, io per primo, devo propormi di vivere meglio il ringraziamento sia dopo essermi confessato sia dopo aver ricevuto l’Eucaristia, ma mettiamo al centro sempre l’Amore per il Signore e la salvezza dei peccatori.
Ciò che dice il Crisostomo deve spingerci a progredire nell’umiltà, nella fiducia, nella piccolezza (così cara a s. Teresa). Penso che sia bene riflettere con frequenza su Lc 17,10.
A proposito della sofferenza e del portare la croce vi dono un pensiero di una suora di Lucca proclamata santa dal Papa appena 17 giorni fa.
“Chi abbraccia la croce pare che non soffra nulla, e chi la fugge, vive in perpetue angustie e lamenti. Prendi in pace la croce; che se la porterai volentieri, essa porterà te” (Santa Elena Guerra).